ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Omicidio in stazione: "Non volevo ucciderlo. Ora preferirei che fossi morto io"

In aula parla il tunisino che uccise nel maggio 2023 il diciotenne Thabet. Trasmesse anche le immagini choc che riprendono l’aggressione. Qualche giorno prima, il reo confesso fu picchiato in via Roma.

L’intervento sul binario 1 in stazione dove si trovava il corpo di Thabet

L’intervento sul binario 1 in stazione dove si trovava il corpo di Thabet

Gravitava su Sassuolo e si era spostato a Reggio da una quindicina di giorni. E qui, nella zona della stazione ferroviaria, nel giro di pochi giorni il 18enne tunisino Mohamed Alì Thabet era stato risucchiato appieno nelle dinamiche di degrado e illegalità che da anni contraddistinguono il quartiere. Fino a morire nella notte tra il 30 e il 31 maggio 2023, accoltellato dal connazionale 23enne Hadi Trabelsi.

Due ragazzi con storie speculari, entrambi senza fissa dimora: si conoscevano da pochi giorni e finirono per scontrarsi su consumo di stupefacenti e pochi soldi da spartirsi per la vendita di bici e monopattini rubati. Poche decine di euro, tanto è valsa la vita di Thabet. Trabelsi, reo confesso, è stato sentito ieri nel processo in cui è accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Cristina Beretti, a latere Francesca Piergallini e i membri popolari.

Il 23enne è scoppiato in lacrime, mentre rispondeva al pubblico ministero Giulia Galfano che gli ha chiesto il perché della sua aggressione così violenta: "Thabet aveva offeso mia madre e secondo me aveva un coltellino. Ho tirato fuori il coltello per fargli paura, poi ho portato avanti la mano e l’ho colpito. Non volevo ucciderlo. L’ho fatto perché mi aveva provocato offendendo mia madre. Chiedo scusa alla vittima, alla famiglia e a Dio. Se fossi morto al suo posto per me sarebbe stato meglio. Lo sogno sempre, soffro molto, di notte ho gli incubi. Sono pentito".

L’imputato ha detto che faceva uso di droga e alcol grazie ai furti di bici insieme alla vittima e a un altro. Ha rievocato gli antefatti avvenuti pochi giorni prima dell’omicidio, rivelando aspetti inediti rispetto all’interrogatorio di garanzia.

Ha raccontato di essere stato aggredito una settimana prima in via Roma da un gruppo di persone: "Thabet assistette e non partecipò. Ma i rapporti si deteriorarono". Il pm obietta però che andò a comprare droga per conto di lui: "Fui costretto a stargli vicino, perché era un uomo della zona".

Poi lo scontro sulla vendita di un monopattino rubato: Thabet propose venderlo a 150 euro e di spartire i proventi tra loro due e un terzo, ma poi lo smerciò a 50 euro, fatto che causò attriti. All’inizio dell’udienza un luogotenente dei carabinieri e un ispettore della squadra mobile hanno ripercorso le immagini della videosorveglianza, sulle oltre due ore in cui è maturato l’omicidio: si parte dalla colluttazione fra i due giovani in piazzale Europa dopo mezzanotte, per poi degenerare due ore dopo con l’accoltellamento in via Eritrea, dietro alle Poste. La vittima dopo essere stata colpita camminò disperatamente sino al binario uno della stazione, dove si accasciò e morì. Immagini agghiaccianti che hanno sconvolto i presenti in aula.

Poi le parole del medico legale Fabrizio Zucchi sull’autopsia: la coltellata trapassò il torace del 18enne, con lesioni fatali agli organi vitali; il corpo fu trovato sei ore dopo la morte, sul binario 1. Trabelsi fu arrestato il 14 luglio 2023 dopo un mese di mezzo di latitanza: prese un treno in direzione di Marsiglia e poi, sentendosi il fiato sul collo delle forze dell’ordine, decise di rientrare in Italia col treno, dove lo fermarono carabinieri e polizia di Stato.

I familiari della vittima si sono costituiti parte civile affidandosi all’avvocato Angelo Russo (ieri sostituito dall’avvocato Daniela Obodai).

L’avvocato difensore Mattia Fontanesi ha domandato nella scorsa udienza il rito abbreviato, chiedendo l’esclusione dei futili motivi e la riqualificazione in omicidio preterintenzionale: la Corte si è riservata la decisione in base a quanto emergerà dall’istruttoria sulla sussistenza o meno dell’aggravante. Dopo la morte di Thabet si riaccesero i fari sulla zona stazione e sull’esistenza di tanti giovani che, una volta usciti dai percorsi di accoglienza per minori non accompagnati, spesso diventano preda del degrado o della microcriminalità.