"Papà mi ha molestata". A processo il 58enne

L’uomo è stato rinviato a giudizio dal giudice Dario De Luca: era già stato condannato per abusi sull’amichetta della figlia .

"Papà mi ha molestata". A processo il 58enne

"Papà mi ha molestata". A processo il 58enne

di Benedetta Salsi

"Papà ha abusato anche di me". Era già stato condannato per aver molestato sessualmente la sua amichetta, quando veniva a giocare a casa. Due anni e 8 mesi, con rito abbreviato: una condanna arrivata nel marzo del 2019, poi diventata definitiva. Pena che il 58enne ha già scontato agli arresti domiciliari.

Ma ora è stato di nuovo rinviato a giudizio: stesso reato – violenza sessuale aggravata –, ma stavolta ad accusarlo è la sua stessa figlia.

La ragazzina – oggi ancora minorenne – avrebbe trovato la forza di raccontare anche il suo di incubo, davanti alla psicologa che l’ascoltava: anche lei avrebbe subito le stesse violenze, già da quando aveva meno di 10 anni. Ora vive in una casa protetta e si è costituita parte civile nel procedimento che vedrà alla sbarra il genitore con il sindaco di Castelnovo Monti Enrico Bini, suo curatore speciale (rappresentato dall’avvocato Nicola Termanini).

L’uomo avrebbe approfittato dell’immaturità psicologica e della personalità della figlia – secondo il pm Maria Rita Pantani che ha portato avanti le indagini – costringendola a subire e a compiere atti sessuali.

Il giudice Dario De Luca ieri mattina lo ha rinviato a giudizio durante l’udienza preliminare e ha fissato l’inizio del processo, con rito ordinario, a ottobre.

Le prime accuse verso di lui risalgono al gennaio del 2018: venne arrestato dai carabinieri per aver molestato più volte l’amica della figlioletta, approfittando dei momenti di distrazione della moglie mentre la piccola era loro ospite.

Come ricostruito dalle indagini

dei militari dell’Arma – anche all’epoca coordinate dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, l’uomo entrava nella cameretta della figlia per compiere atti sessuali nei confronti dell’amichetta. Una bimba che in quel momento stava giocando e che sarebbe stata insidiata più volte. Poi il processo in abbreviato (con sconto di un terzo della pena), la sua confessione e la condanna che diventa definitiva poi scontata ai domiciliari.

Ma le accuse ora si ripetono, in fotocopia.

"Abbiamo scelto noi di fare il giudizio ordinario – commenta il suo avvocato difensore, Domenico Noris Bucchi – perché vogliamo dimostrare l’assoluta estraneità del mio assistito ai fatti che gli vengono contestati. Contrariamente a quanto era accaduto nell’altra vicenda, nella quale il mio assistito aveva ammesso le proprie responsabilità, in questo caso contesta con assoluta fermezza ogni addebito".