Per il numero due della ’Black Axe’ cade l’accusa di stampo mafioso

La Cassazione conferma l'associazione a delinquere per Martins Igiehon e altri cinque imputati, ma scagiona dall'accusa mafiosa legata alla 'Black axe'. Il processo scaturisce dall'operazione 'Hello bross' contro la mafia nigeriana, con misure cautelari per vari reati tra cui traffico di droga e riciclaggio. Alcune condanne vengono ridimensionate in Appello, ma la Procura generale propone ricorso. La Cassazione rigetta il ricorso per tre imputati e rinviato per altri tre.

Per il numero due della ’Black Axe’ cade l’accusa di stampo mafioso

Per il numero due della ’Black Axe’ cade l’accusa di stampo mafioso

Per lui, Martins Igiehon, nigeriano 42enne residente a Reggio, è stata confermata in via definitiva l’associazione a delinquere, ma è caduta l’accusa che fosse di stampo mafioso; lo stesso è avvenuto per gli altri cinque imputati.

Emerge dal passaggio in Cassazione del processo con rito abbreviato scaturito dell’operazione della polizia di Stato ‘Hello bross’, coordinata dalla Dda dell’Aquila e incentrata sull’azione della ‘Black axe’, una delle confraternite della mafia nigeriana attive anche in Italia, che ha per simbolo asce incrociate. Tra le trenta misure cautelari scattate nell’aprile 2021, nove furono eseguite nella nostra città: si contestavano a vario titolo il 416 bis, oltre al traffico di droga, sfruttamento della prostituzione, truffe informatiche e riciclaggio.

Solomon Obaseki, residente a Reggio da cui faceva la spola con l’Aquila, è ritenuto dagli inquirenti il capo nazionale della ‘Black axe’, accusa da cui si sta difendendo nel processo con rito ordinario. Igiehon, difeso dall’avvocato Gisella Mesoraca (in foto), era considerato il suo braccio destro, in gergo il ‘chairman’, il numero due del cult: col rito abbreviato era stato condannato in primo grado a 12 anni e mezzo per mafia; ma nell’aprile 2023, in Appello, l’accusa di associazione mafiosa è caduta per Igiehon e per altri cinque, ed è stata riqualificata in associazione a delinquere semplice, con la pena per lui alleggerita a 4 anni e 4 mesi, più una multa di 44mila euro. Fino al giudizio in Appello era detenuto a Bari, poi è stato trasferito nel carcere di Modena.

Igiehon era stato arrestato dalla polizia di Stato reggiana anche nell’ottobre 2017, alla stazione Tav: dentro un borsone teneva 11 chili di marijuana. Anche per un altro nigeriano residente a Reggio, il 38enne Marc Bright Oziegbe, difeso dall’avvocato Laura Ferraboschi, la pena si era dimezzata: da 9 anni e 2 mesi a 4 anni e 20 giorni, più 41mila euro di multa.

Contro la decisione in Appello, la Procura generale dell’Aquila aveva proposto un ricorso nel giugno 2023, ritenendo erronea la derubricazione del reato 416 bis fatta dai giudici di secondo grado. Venerdì la Cassazione ha deciso: gli ermellini hanno rigettato il ricorso proposto dal pm per tre dei sei imputati; e annullato la sentenza impugnata da tre difese (imputati Issac Promise, Osazee Halekhuosa, Nosa Iyalekhuosa) sul reato di associazione a delinquere, rinviando davanti alla Corte d’Appello di Perugia per un nuovo giudizio. Alessandra Codeluppi