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Prostituzione in appartamento, imputati tre uomini del racket
Disagi, anche fisici, che affliggevano ragazze costrette a prostituirsi, segnalate alla polizia di Stato dagli operatori della croce rossa. È emerso anche quest’aspetto, un dramma nel dramma, dal processo per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in corso davanti al collegio dei giudici presieduto da Cristina Beretti (foto), a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini. Queste ragazze vengono solitamente costrette a versare soldi a fidanzati, accompagnatori e padroni di casa. Due giorni fa, si è entrati nel merito dell’inchiesta, che vede come parti offese alcune rumene poco più che ventenni, coi primi testimoni della procura: tra questi il dirigente della squadra mobile Guglielmo Battisti e altri colleghi che hanno seguito le indagini sui fatti contestati, compresi tra il luglio 2015 e il settembre 2016. Gli imputati sono tre, mentre altre posizioni sono state stralciate perché gli episodi risultano prescritti. Un pakistano di 45 anni avrebbe sfruttato tre ragazze inserendo annunci a pagamento per pubblicizzare la loro disponibilità a incontri con gli uomini. Avrebbe messo a disposizione, dietro un compenso di 700 euro a testa, un appartamento in via Forzani dove ricevere i clienti. Un 55enne, presunto ‘tassista’, avrebbe accompagnato in auto le tre giovani, e altre non identificate, da dove abitavano fino al luogo di lavoro, rimanendo nei paraggi in caso di bisogno. Un rumeno 28enne avrebbe controllato continuamente una donna mentre si prostituiva sia a vista sia al telefono, dandole istruzioni e consigli per aumentare gli introiti ed evitare controlli della polizia, nonché percependo i suoi guadagni. al.cod.