Sponsor con fatture false, Finanza nella sede dell’Hellas Verona. Anche il patron Setti tra i 26 indagati

L’inchiesta della Procura di Reggio Emilia: i documenti falsi emessi da una società 'cartiera’ di Modena, per un valore di 10 milioni. La nota del club: “Nessuna perquisizione, l’indagine su una società terza e non sull'Hellas”. Ventidue le aziende nel mirino degli inquirenti

Il patron del Verona Maurizio Setti

Il patron del Verona Maurizio Setti

Reggio Emilia, 6 dicembre 2023 – La Guardia di Finanza è stata stamattina nella sede dell’Hellas Verona, per acquisire e sequestrare documenti contabili. 

Il contesto è quello dell’indagine partita dalla Procura di Reggio Emilia e che riguarda una maxi frode fiscale, tramite false fatture emesse da una società 'cartiera’ per un valore di 10 milioni a 22 società di vario genere.

Il club scaligero ha diramato una nota nella quale specifica che “la Guardia di Finanza sta effettuando un'indagine su una società terza e non sull'Hellas Verona. Non è stata effettuata alcuna perquisizione né nella sede né altrove. Il Club ha spontaneamente messo a disposizione le proprie risultanze contabili relative ai rapporti con detta società, che consistono nella ricezione di sole tre fatture relative al periodo di imposta di quattro anni fa e comunque di modesto importo", continua la nota del Verona, che spiega: "La contestazione, si specifica ulteriormente in corso di verifica, potrebbe equivalere a circa 50.000 euro. In ogni caso, si smentisce in maniera categorica che l'oggetto dei documenti fiscali richiesti attenga a contratti di sponsorizzazione, argomento di cui nessuno ha mai parlato".

Tra i 26 indagati dell’indagine però risulterebbe anche il patron modenese Maurizio Setti. Setti è stato anche vicepresidente del Bologna calcio tra il 2011 e il 2012.    

L’indagine Cyrano: cosa sta succedendo

Nell’indagine, ribattezzata 'Operazione Cyrano’, sono finite nel mirino 22 società sparse in tutta Italia e sono 26 gli indagati. Tutto parte da una società ‘cartiera’ con sede a Modena e con oggetto sociale dichiarato di "attività delle concessionarie pubblicitarie", a cui si contestano fatture per operazioni inesistenti per un totale di 10 milioni.

Ad utilizzarle, secondo gli inquirenti, sarebbero state 22 società sparse in tutta Italia che beneficiavano poi dei vantaggi tributari iscrivendo le operazioni a bilancio. Infatti queste aziende avrebbero maturato indebiti crediti fiscali ed evaso l'Iva. Le persone giuridiche coinvolte nella frode sono in particolare società calcistiche, attive nella produzione di programmi televisivi e nei settori dei trasporti di merci, edilizio e meccanico in genere.

Gli indagati e le varie società coinvolte nell'inchiesta della finanza sono di Bologna, Parma, Modena, Vignola, Cesena, Forlì, Carpi, Sassuolo, Mirandola, Reggio Emilia, Viareggio, Treviglio (Bergamo), Borgomanero (Novara), Fornovo di Taro (Parma) e Verona.

C’è anche il patron del Verona Setti tra gli indagati

Tra società e persone fisiche sono in tutto 26 gli indagati, tra cui il presidente dell'Hellas Verona Maurizio Setti. All'alba è scattato il blitz da parte della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato, che conducono le indagini. Le perquisizioni sono state fatte in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana.

Chi c’è tra le 22 società coinvolte

Tra i soggetti coinvolti, c'è anche una società con sede a Novara che possiede la licenza per gestire due canali sportivi sulla piattaforma Sky (la tv risulta essere totalmente estranea ai fatti)

E tra gli altri presunti utilizzatori della 'cartiera’ (verso la quale la guardia di finanza e la polizia di Stato indagano anche per associazione a delinquere), la somma più ingente complessiva di operazioni presunte inesistenti è quella di 1,5 milioni di euro da parte di una società edile di Cavola di Toano, nell'Appennino Reggiano, che vede indagato il rappresentante legale, un 47enne nato a Scandiano.

E poi ancora un 44enne nato a Castelnovo nè Monti, titolare di una ditta di manutenzione macchine a Casalgrande che avrebbe dedotto 800mila euro tra 2018 e 2019 (il biennio a cui si riferisce l'inchiesta).

Infine, tre società sportive. Una di Rubiera (indagato il 72enne responsabile legale). E due che gestiscono corse di rally automobilistico, un 62enne di Bibbiano e un 38enne di Carpineti.