FRANCESCA CHILLONI
Cronaca

Tensione alle stelle. Esplode la rabbia dei connazionali di Minaj. Il killer rischia il linciaggio

Minacce, insulti e grida, poi calci e sputi contro Riccardo Stefani. I carabinieri riescono a portarlo fuori in pochissimi istanti sotto scorta.

Tensione alle stelle. Esplode la rabbia dei connazionali di Minaj. Il killer rischia il linciaggio

Tensione alle stelle. Esplode la rabbia dei connazionali di Minaj. Il killer rischia il linciaggio

Minacce e insulti urlati, pugni, calci e sputi. E il tentativo di strappare l’assassino dalle mani dei carabinieri che lo scortavano e di fare giustizia sommaria, lì sotto il portico del palazzo dove due ore prima si era consumato l’efferato omicidio di Ilirjan Minaj, un brav’uomo amato e rispettato da tanti. L’autore, Riccardo Stefani, ha rischiato il linciaggio da parte dei parenti e degli amici della vittima. Molti abitano nelle stesse case popolari e i legami tra connazionali sono fortissimi tanto che, minuto dopo minuto, appena la notizia si era diffusa con il tam tam dei telefonini, in tanti sono accorsi anche dai paesi limitrofi a Bibbiano per stare vicini alla figlia Xhulia, alla vedova Tasha e ai cognati. Solo la grande capacità dei carabinieri di gestione delle situazioni di crisi e la lucida serenità del sostituto procuratore Isabella Chiesi, accorsa sul posto, hanno evitato il peggio. L’arresto è stato quasi immediato, con l’anziana madre di Stefani subito trasferita sotto choc in un alloggio sicuro. Sono arrivati anche i Servizi sociali, per sostenere i parenti della vittima e cercare di dialogare con lo ’sballato’. Mentre i carabinieri insieme alla dottoressa Chiesi analizzavano la scena del crimine, fuori la rabbia cresceva. Nell’attesa che l’arrestato uscisse, si susseguivano i racconti che tanti, troppi avevano su quell’uomo sì devastato dalle dipendenze, ma "fuori di testa", attaccabrighe, aggressivo anche verso i bambini. Così, la folla è diventata una tagliola pronta a scattare: volti tesi e sguardi di fuoco che scrutavano la porta da cui l’omicida sarebbe uscito; braccia conserte, pugni chiusi e mandibole serrate. Tutti aspettano che esca da lì, dato che dal condominio non c’è altra uscita, nemmeno dalle cantine. I carabinieri, consapevoli della tensione alle stelle, attendono che da altre stazioni dell’Arma e dal Comando provinciale arrivino i rinforzi: alla fine si contano sei gazzelle. Poi lo stratagemma per ’esfiltrare’ l’omicida. Un’auto blindata avanza fin davanti al portone, mentre un cordone di militari cerca di tenere a distanza la folla. Poi in pochissimi secondi Stefani, sotto scorta, viene passato dall’atrio all’abitacolo. In quegli istanti deflagra la rabbia, decine di persone picchiano contro carrozzeria, finestrini, cercano di salire sul cofano, mentre l’auto nera lentamente fa retromarcia fino alla strada principale. A quel punto viene accesa una sirena lancinante e la gazzella inizia a fendere la calca. Quando l’autista ha finalmente ha un varco, ingrana la marcia e schizza verso Reggio alla massima velocità, per portare l’omicida dove lo attende una giustizia giusta, e non il cappio a cui molti speravano di appenderlo subito.