Tutto il paese per lei. La fiaccolata in piazza e poi la preghiera: "Simbolo di libertà"

Oltre 400 persone in marcia dal cimitero al centro del paese. Tante etnie presenti. Gigantografia della vittima con volti di ragazze: "Conserveremo la sua memoria".

Tutto il paese per lei. La fiaccolata in piazza e poi la preghiera: "Simbolo di libertà"

Tutto il paese per lei. La fiaccolata in piazza e poi la preghiera: "Simbolo di libertà"

È stato un funerale "al contrario", quello pubblico che si è svolto ieri sera a Novellara. Un corteo funebre, silenzioso, che non parte dalla piazza o dalla chiesa per arrivare al cimitero, ma parte invece dal cimitero per giungere in piazza. E il significato è ben chiaro: "Mentre Saman riposa qui, noi portiamo la sua memoria in centro: in piazza, nei nostri pensieri, al centro del nostro impegno che ci deve unire per contrastare la violenza di genere, i femminicidi, i matrimoni forzati", le parole del sindaco Elena Carletti, ieri sera, all’avvio della fiaccolata (con lumini a batteria), che ha seguito di alcune ore la sepoltura della 18enne pakistana, avvenuta in forma strettamente privata.

Lungo il percorso qualcuno ha acceso la fiamma di un lumino, poggiato sul davanzale di una finestra di casa. Ma ci si aspettava una partecipazione maggiore, ben oltre le 400 persone (poche le donne straniere) che hanno aderito al corteo, giunto davanti a una grande foto-collage donata dal gruppo Fuori Fuoco e realizzato con centinaia di immagini di donne reggiane. Presenti a questo momento di riflessione anche i sindaci dei vari Comuni della Bassa, rappresentanti di varie associazioni, le forze dell’ordine… Poi la deposizione di un mazzo di fiori e la recita delle preghiere, con testi sacri delle varie religioni. È stato questo il momento di maggior significato, unendo simbolicamente tutti i credi religiosi, con una unanime condanna alla sopraffazione, alla violenza, alla negazione delle libertà personali.

Un messaggio importante, anche per quei "fedeli estremisti" che ancora ricorrono a violenza e sopraffazione nel nome del loro Dio. Yassin Lafram, che nel pomeriggio aveva officiato il rito islamico del commiato in cimitero, ha recitato il primo capitoletto del Corano. E ha chiesto perdono "anche per le colpe di chi poteva fare qualcosa e non lo ha fatto". Sono seguite le preghiere della comunità Sikh, Indù, il saluto del rappresentante ortodosso, ma anche le parole del parroco, don Giordano Goccini: "La terra, finalmente, ha accolto il corpo ferito di Saman. Da quella terra si alza il grido che sentiamo e che dobbiamo continuare ad ascoltare. È il grido di tutti gli innocenti che hanno versato il sangue. Abbiamo affidato Saman alla terra e preghiamo perché il suo sacrificio non sia vano e produca un frutto di pace, di giustizia, di perdono, di solidarietà, di incontro. Perchè Saman, nostra sorella, ci faccia diventare fratelli e sorelle nell’unico Padre che abbiamo nei Cieli".

Antonio Lecci