Un progetto per aiutare il Madagascar

La Diocesi lancia "Ero Malato", coi fondi di Cei e altri partner sarà finanziato il restyling di un ospedale

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Formazione, ristrutturazione e servizi di cucina e alloggio oltre a nuovi macchinari: sono questi i rafforzamenti che la nostra Diocesi fornirà all’ospedale di Ampasimanjeva nel sud-est del Madagascar grazie a "Ero malato… Progetto per una sanità accessibile e sostenibile nel basso Farahony". All’iniziativa, presentata ieri mattina a palazzo Rocca Saporiti, hanno partecipato l’Ausl, Villa Verde, Salus Hospital e Rtm Volontari nel mondo con il contributo tecnico di Cairepro, Iren e Cirfood. La struttura, gestita dalla nostra diocesi dal 1967, si trova in un’area poverissima, su una collina a 140 chilometri dalla strada asfaltata. Dei 54 dipendenti quasi la metà sono tecnici perché, come ha spiegato Marcello Viani presidente di Rtm, "la zona è talmente isolata che bisogna arrangiarsi". L’ospedale garantisce 120 posti letto, 32mila visite l’anno, un laboratorio di analisi e un pronto soccorso. "Si divide in 5 padiglioni e la prima cosa da fare – ha proseguito Viani – sarà unirli, in modo da non dover ogni volta spostare all’aperto macchinari e pazienti. Poi bisognerà pensare al sociale, pensate che oggi ci sono solo degli angoli cottura e un generico spazio comune per cui chi viene con i malati deve portarsi da casa cibo, stoviglie e legna per il fuoco. Costruiremo una mensa, degli alloggi e un piccolo inceneritore per i rifiuti". Franco Riboldi, coordinatore del progetto, si è concentrato sulla formazione: "Grazie a questo progetto potremo formare il personale locale su argomenti richiesti da loro: non abbiamo deciso noi il programma ma ascoltato le loro esigenze. Tratteremo competenze cliniche e relazionali, il vero scopo è rendere autonomi gli abitanti del posto: Reggio sarà lì pro-tempore, la vittoria sarà il raggiungimento dell’autogestione". L’impresa è ambiziosa e il Cei ha investito più di tutti stanziando oltre 400mila euro.

L’arcivescovo Giacomo Morandi si è mostrato emozionato: "Il bene va fatto bene e progetti come questo portano luce, spero ce ne siano altri in futuro". Regione, Provincia e Comune hanno dato il loro patrocinio. Per il completamento del progetto mancano però 300milla euro e ogni donazione da parte dei privati cittadini sarà fondamentale. Riboldi ha parlato con orgoglio del coinvolgimento del personale sanitario: "Dalla prossima primavera partiranno 35 volontari, 5 dei quali già in pensione. Stiamo provando a accordarci con UniMoRe per attivare anche tirocini sul posto ed è stata straordinaria la collaborazione tra sanità pubblica e privata". La dg dell’Ausl Cristina Marchesi ha detto: "Non è un momento facile per noi, ma iniziative come questa riportano a contatto con la realtà. I malcontenti sono legittimi ma è un insegnamento veder gioire chi ha poco mentre noi che abbiamo tanto non riusciamo a farlo".

Tommaso Vezzani