Uomo steso a terra in aeroporto. Infermiere di 25 anni lo salva:: "Era in arresto cardiaco"

Dramma all’Orio al Serio, Tosi soccorre il tassista che rischia di morire e gli pratica il massaggio "Quando si è svegliato è stata un’emozione incredibile. Ho sempre sentito di voler aiutare gli altri".

Uomo steso a terra in aeroporto. Infermiere di 25 anni lo salva:: "Era in arresto cardiaco"

Uomo steso a terra in aeroporto. Infermiere di 25 anni lo salva:: "Era in arresto cardiaco"

Vede un uomo steso a terra, non sta lì a pensarci e si mette a correre: capisce che è in corso un arresto cardiaco, inizia subito il massaggio e gli salva la vita. È accaduto all’aeroporto di Orio al Serio (Bergamo), domenica: il protagonista – o meglio, l’eroe – di questa storia è Daniele Tosi, 25 anni, infermiere reggiano al Pronto soccorso del Santa Maria Nuova. "Dopo, mi sono chiesto cosa sarebbe accaduto se non fossi capitato lì, proprio in quel momento – racconta Tosi al Carlino –. Certo, è una sensazione molto forte, è indescrivibile cosa si provi quando la persona si risveglia, inizia a parlare e lì ti rendi conto di averle salvato la vita". Tutto è avvenuto nel giro di 10-15 minuti. Una storia breve, ma immensa, che racconta di persone che non si sono voltate dall’altra parte, ma che invece hanno fatto a gara per aiutare un uomo che rischiava di morire. Una storia meravigliosa, raccontata subito da Bergamo News e poi arrivata fino a Reggio. Come è stato riconosciuto in un secondo momento, se non fosse stato per il soccorso immediato fornito da Tosi, e poi da una dottoressa e un dottore, quel tassista, 74 anni, non ce l’avrebbe fatta. Quel giorno, Tosi era di ritorno dalle Maldive. "È stata una combinazione di fattori che ha portato alla buona riuscita. Sul momento non è stata una decisione semplice". Era appena rientrato da una vacanza con un’amica. "Prendiamo le valigie, usciamo dall’aeroporto, la mia amica mi guarda e mi dice ‘Penso che dovresti intervenire’. Mi giro e sulla corsia dei taxi c’era un uomo a terra, probabilmente cadendo aveva anche battuto la testa, un collega gli stava tenendo le gambe alzate pensando a uno svenimento. Senza rifletterci un secondo scavalco la ringhiera, lo raggiungo e vedo che era già blu. Così dico al suo collega di mettere subito giù le gambe perché l’uomo a terra era in evidente arresto cardiaco". Evidente per un occhio esperto. "Respirava male, un respiro che poteva ingannare, far pensare che stesse respirando bene e indurre a mettere la persona in posizione laterale, come molti suggerivano. Invece, quella mossa sarebbe stata sbagliata". Il signore era in ‘gasping’, in gergo tecnico", ovvero assenza di attività respiratoria. Mentre Tosi inizia il massaggio cardiaco, che serve a evitare danni irreparabili nel paziente, il collega del tassista chiama il 118: "Gli ho detto di riferire che eravamo in presenza di un arresto cardiaco, così che la priorità di uscita dell’ambulanza sarebbe stata alta". Poi è arrivata una dottoressa e dopo altri tre minuti circa un dottore con un defibrillatore.

"Gli abbiamo tagliato i vestiti, piazzato le piastre ed erogato le scariche. Poi sono arrivati infermiera e medico dell’aeroporto, con l’ossigeno". L’uomo si è svegliato. Un’emozione indescrivibile. "Che cosa mi state facendo?" ha chiesto, spaesato. Poi è stato portato in ospedale. E Daniele, allora, ha realizzato: "I tanti che avevano assistito alla scena sono venuti a complimentarsi. È stato un momento molto forte". Dopo l’articolo su Bergamo News, il figlio del tassista ha lanciato un appello per ritrovare chi gli aveva salvato la vita. "Hanno girato al figlio il mio numero e ci siamo scambiati dei messaggi – spiega Tosi –, mi ha ringraziato tanto e mi ha detto che le condizioni del padre erano migliorate. Il miglior augurio che possa fargli è che ora si riprenda e stia bene". Diciamo che "il fatto è accaduto al posto giusto al momento giusto", commenta oggi Tosi. Di Reggio Emilia, quartiere Canalina, da dicembre lavora come infermiere al Pronto soccorso e fin dall’inizio dei suoi studi ha sentito di voler fare questo mestiere. E di certo non per la condizione lavorativa: "La professione di infermiere, in Italia, non è valorizzata, non ha il giusto riconoscimento né sul piano sociale né su quello economico. Però, quando ti prendi cura di una persona e questa poi ti ringrazia, la sensazione è impagabile".

Si definisce una persona solare, "non sopporterei di stare dietro una scrivania, mi piace stare a contatto con la gente. Quando ho iniziato l’università, mi sono detto ‘Questa è la mia strada’. Aiutare, mettermi al servizio degli altri". E per fortuna domenica il suo cammino ha incrociato quello di un altro uomo, che altrimenti con ogni probabilità non si sarebbe salvato. Ora si torna al lavoro a Reggio, con la passione di sempre.