Dietro le quinte del derby. Nesta resiste col giubbotto solo per 12 minuti. Gli steward cacciano Simonelli dal retro-panchina

Il Derby tra Modena e Reggiana è stato caratterizzato da tensione, coreografie, cori e fuochi d'artificio. Il finale ha raccontato di una difficile giornata per Portanova, tra insulti, cori dedicati e intimidazioni fisiche.

Nesta resiste col giubbotto solo per 12 minuti. Gli steward cacciano Simonelli dal retro-panchina

Nesta resiste col giubbotto solo per 12 minuti. Gli steward cacciano Simonelli dal retro-panchina

A Carmelo Salerno deve essere venuto un dubbio: ma non è che la poltroncina scotta? Isolato assieme al figlio nel palchetto vip del Braglia, il ‘Pres’ aveva già salutato tutti: il suo pari Carlo Rivetti (in rigorosa giacca gialla), il governatore Stefano Bonaccini (esiliato per un attimo in seconda fila, ma poi riportato di fianco al patron dei canarini) e gli altri dirigenti del Modena. Era arrivato in aiuto anche il figlio. Eppure ieri pomeriggio poco prima del calcio d’inizio, nonostante ci avesse provato più volte, Salerno non riusciva proprio a sedersi. Eccola qua, la famosa tensione del Derby. I quasi 2.400 cuori granata accorsi in curva ospiti invece si erano già sciolti: alle 13,36 il primo saluto sotto forma di coro non proprio affettuoso ai cugini modenesi, con inevitabile risposta. La splendida coreografia della curva Montagnani ruba l’occhio e toglie l’attenzione sul calcio d’inizio; forse è così anche per la coppia Rozzio-Marcandalli, che dopo 38 secondi ‘accompagnano’ l’ex Manconi al gol lampo: Salerno per dieci secondi si trasforma in una statua di sale, prima di unire le mani in preghiera al sussurro "ma come si fa?". Nesta abbandonata la tenuta d’allenamento delle partite estive si presenta con giaccone e maglioncino, ma tra il nervosismo e il vento inizia a mettersi a posto i capelli più spesso del solito: così al 12’ lancia il giubbotto in panchina alla Allegri dopo una palla persa di Portanova, entrando anche fisicamente in partita. Ma che il match fosse difficile lo aveva già capito anche il fido segretario generale Nicola Simonelli, cacciato dal retro-panchina: ‘qui non si sta, dietro la balaustra è ok’ sembrano dire gli inflessibili steward; così Nicola, educatamente, prende e se ne va. E se sul campo Nesta si trasforma nel Ciccio Graziani del Cervia – pugno chiuso al grido di ‘mannaggia a te’ a un Marcandalli in bambola – per svegliare i suoi, in curva partono i classici striscioni: ai canarini non è andato giù il ‘Modena M…’ scritto dalle Teste Quadre sui muri dello stadio nei giorni scorsi e rispondono con ‘Di notte bombolette. Di giorno camionette’, a sottolineare l’imponente cordone di sicurezza che ha evitato qualsiasi contatto fra tifoserie; dal canto loro i granata replicano affiancando al ‘Reggiano vien di notte’ la parola ‘botte’, con rispettivi fumogeni e petardi lanciati.

Nella ripresa arrivano anche i fuochi d’artificio in campo: Antiste prende la traversa e carica la curva, prima di segnare l’1-1 nel pandemonio granata. Salerno non esulta (ma c’è chi giura di aver visto un pugnetto tennistico sotto la balaustra) e anzi sbuffa quando rivede il replay del presunto fallo di mano di Marcandalli: siamo al 69’ e non fa nemmeno in tempo a gioire del pericolo scampato che Bozhanaj butta giù la porta per il definitivo 2-1. Il finale racconta solo della difficile giornata di Portanova: anonimo in campo, Manolo ha dovuto affrontare la prima vera grande contestazione del tifo avversario per la ben nota condanna in primo grado per stupro di gruppo; un pomeriggio tra insulti, cori dedicati e intimidazioni fisiche all’uscita dal campo che non si era ancora visto.

Stefano Chiossi

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