Addio all’ex ministro. Perdiamo un gigante: "Fu lui a farci capire che Rimini è città d’arte"

Il Comune e la Fondazione Carim: "È stato un faro per la cultura". Era legatissimo agli ex compagni di liceo. I ricordi di Giorgio Franchini:. "Quel pranzo ai Musei Vaticani e la festa al Club nautico finita all’alba".

Addio all’ex ministro. Perdiamo un gigante: "Fu lui a farci capire che Rimini è città d’arte"

Addio all’ex ministro. Perdiamo un gigante: "Fu lui a farci capire che Rimini è città d’arte"

di Manuel Spadazzi

Pochi a Rimini l’hanno conosciuto bene quanto lui. "Io e Tonino, perché a scuola tutti lo chiamavano così, eravamo grandi amici fin dai tempi del liceo. Quante ne abbiamo combinate insieme...". L’architetto Giorgio Franchini sfoglia un vecchio album di foto ingiallite e sorride, mentre parla di Antonio Paolucci. Il grande professore, certo. Il soprintendente, nella sua amata Firenze (dove fu anche il direttore degli Uffizi) e, prima, a Venezia, Mantova e in altre città. Poi, con il governo Dini, nel 1995, addirittura ministro dei beni culturali. E poi direttore dei Musei Vaticani, fino al 2016. "Ma io ripenso soprattutto al compagno di scuola, all’amico. Tonino era unico", dice Franchini.

Come vi siete conosciuti?

"Al liceo classico Giulio Cesare. Abbiamo fatto insieme tutti i cinque anni, fino al diploma. Negli ultimi tre siamo stati compagni di banco. Eravamo proprio una bella classe e tanti di noi hanno fatto una carriere brillante: Brioli è diventato avvocato, Guerzoni, Rinaldi e Quondamatteo dei primari... C’era anche Di Lorenzo: suo figlio è il giornalista che dirige il settimanale tedesco Die Zeit. Ma Tonino era il vero fuoriclasse tra noi, lo avevamo capito fin da allora".

Che ricordi ha di quegli anni?

"Splendidi... Ne abbiamo combinate di tutti i colori. Studiavamo certo, ma ci siamo anche divertiti e ne abbiamo fatte tante. Come quella volta che...".

Dica dica...

"Abbiamo preso l’auto del papà di Antonio per fare un giro, e ho guidato anche io anche se ancora non avevo la patente".

Dopo il liceo, avete continuato a frequentarvi spesso?

"Negli anni dell’università sì: sia io che lui studiavamo a Firenze. Dopo le occasioni si sono diradate, per i nostri rispettivi impegni. Ma ogni tanto facevamo le rimpatriate, con i vecchi compagni di scuola: era sempre una festa".

Ma è vero che Paolucci vi invitò tutti a visitare i Musei Vaticani, poi organizzò lì un grande pranzo?

"Assolutamente sì. È stato l’11 dicembre 2015. Invitò noi con mogli e figli. Quel giorno ci ha fatto da guida e poi abbiamo pranzato in questo meraviglioso salone dei Musei, con i camerieri in livrea. Ma la rimpatriata più bella l’abbiamo fatto nel 1995".

In quale occasione?

"Antonio tornò a Rimini per ricevere il Sigismondo d’oro. Dopo la cena ufficiale con il sindaco e le autorità, è venuto alla nostra. Avevamo organizzato la cena in suo onore al Club nautico. Siamo rimasti lì a ridere e a scherzare fino alle 6 del mattino...".