Bambino nato morto "Errori delle ostetriche Alessandro poteva essere salvato"

Indagine conclusa, la famiglia si oppone alla richiesta di archiviazione: "Troppe le negligenze e le imperizie commesse durante il travaglio". Ma per i periti della Procura "non esiste un rapporto di causalità".

Bambino nato morto  "Errori delle ostetriche  Alessandro poteva  essere salvato"

Bambino nato morto "Errori delle ostetriche Alessandro poteva essere salvato"

"Appare evidentemente dissonante il rinvenire una corposa serie di imperizie, imprudenze e negligenze nell’operato delle ostetriche e non ammettere la presenza di una strettissima relazione causale o concausale con la morte endouterina del feto. Sosteniamo invece che la corretta condotta avrebbe quasi certamente salvato la vita del bambino". Sono le conclusioni evidenziate dai professori Domenico Arduini e Giuseppe Fortuni, nella consulenza medico legale realizzata per conto della famiglia di Alessandro, il bambino per il quale era stato programmato il parto in casa, ma venuto alla luce già morto il 5 novembre dell’anno scorso all’ospedale a Rimini, dove la madre si era recata dopo le complicazioni nel travaglio. Attraverso il proprio avvocato Piero Venturi, la famiglia ha deciso di presentare un’istanza di opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal sostituto procuratore Annadomenica Gallucci sulla base dell’analisi eseguita dai consulenti tecnici della Procura, l’anatomopatologa Arianna Giorgetti e il professor Pantaleo Greco.

Dopo un lungo travaglio tra le mura di casa, la mamma di Alessandra era stata accompagnata all’Infermi dalle ostetriche e dal marito. Il trasporto era avvenuto in auto, e non in ambulanza, e in pronto soccorso la partoriente era arrivata circa 33 ore dopo la rottura delle acque. La Procura aveva subito aperto un fascicolo per omicidio colposo iscrivendo nel registro degli indagati i nomi delle due ostetriche, rispettivamente di 26 e 44 anni, residenti a Rimini e Faenza, difese dagli avvocati Martina Montanari e Chiara Baiocchi. L’indagine era un atto dovuto, allo scopo di approfondire l’ipotesi che potessero aver sottovalutato le complicazioni che stavano insorgendo e ritardato il trasferimento in ospedale.

L’autopsia, che aveva evidenziato una serie di errori diagnostico-terapeutici, ha però di fatto escluso l’esistenza di un nesso di causalità diretto tra il decesso del piccolo e l’operato delle ostetriche: durata del travaglio, orario di arrivo in ospedale e l’attività di controllo dei parametri vitali svolta dalle professioniste, sostengono i periti della Procura, non avrebbe influito sulla tragica conclusione del parto. Di qui la richiesta di archiviazione della Procura in quanto "nessuno degli errori professionali individuati assume con criterio di elevata probabilità o quasi certezza rilevanza causale nel decesso".

Non è dello stesso avviso la perizia redatta dai consulenti di parte, Arduini e Fortuni. Questi ultimi sostengono infatti che "il riconoscimento da parte delle ostetriche del venir meno delle condizioni minime per proseguire il parto domiciliare, l’ammettere l’evidenza della necessità di trasferire tempestivamente la partoriente in ambiente più consono, avrebbero con ogni probabilità permesso la nascita di un feto vivo". La morte del feto sarebbe riconducibile al lento soffocamento dovuto in parte alla permanenza all’interno dell’utero e all’ingestione di liquido. In termini tecnici, il decesso è ascrivibile a una "sofferenza ipossica-asfittica intrapartum più probabilmente connessa a fattori meccanici e complicata dalle concomitanti corioamnionite e funisite per infezione da streptococco".

"I genitori di Alessandro – commenta l’avvocato Venturi – sono sconvolti e ritengono che la richiesta di archiviazione sia stata quantomeno poco meditata sulla base della disarmante serie degli errori accertati dai consulenti tecnici e sulla base delle discrasie tra le due diverse versioni delle cartelle ostetriche, per le quali a nostro avviso potrebbe configurarsi il reato di falso in atto pubblico. Per questo motivo è nostro intenziona presentare anche un esposto all’ordine di riferimento".

L’avvocato Venturi passa quindi in rassegna gli errori come "la mancata diagnosi di prolungamento patologico della prima fase del parto, con mancato trasferimento in ospedale per la somministrazione di ossitocina, e della seconda fase, la mancata somministrazione di antibioticoterapia e ancora il mancato trasporto in ospedale allo scadere delle 24 ore dalla rottura delle membrane, l’incorretto trasporto avvenuto in auto anziché in ambulanza". Tra l’altro, aggiunge il legale, "gli stessi periti della Procura sottolineano che la madre di Alessandro avrebbe deciso di non sottoporsi ad alcuni esami, tra cui il tampone vaginale per la ricerca di streptococco, su indicazione delle ostetriche".

Lorenzo Muccioli