Dopo cent’anni torna a ruggire Restaurato motore d’aereo del 1916

Un "Isotta Fraschini" sei cilindri era un rottame abbandonato nell’officina di un demolitore. Affidato al professor Paolo Massari l’ha fatto rinascere con gli studenti del ‘Leon Battista Alberti’.

Dopo cent’anni torna a ruggire  Restaurato motore d’aereo del 1916

Dopo cent’anni torna a ruggire Restaurato motore d’aereo del 1916

Un rottame vecchio di cent’anni riportato a nuova vita. Non proprio a volare per ora, funzione per la quale è stato progettato, ma in futuro chissà. Un autentico capolavoro di competenza, perizia, passione, pazienza e meticolosità quello che ha portato il professor Paolo Massari e i suoi studenti dell’Istituto professionale ’Leon Battista Alberti’ a restaurare da cima a fondo un motore aeronautico Isotta Fraschini del 1916, sei cilindri in linea raffreddato ad aria. Al secolo un V4B. Un motore montato suoi Caproni Ca3 e Ca5, sugli idrovolanti Macchi M5, M8, Cant 7 e sui dirigibili Forlanini. "Fu un motore molto apprezzato per l’affidabilità, la semplicità e la leggerezza, venne costruito in migliaia di esemplari, e alcuni rimasero in servizio fino al 1928", spiega Massari. Una storia di capacità e competenza quella del ’restauro’, ma soprattutto di grande passione. Quella messa in campo da "ragazzi in gamba e volentorosi, una scuola attiva e un professore a cui non dispiace sporcarsi le mani", come racconta la pagina Facebook ’Storie di motori e di macchine’. "Mi hanno chiamato tempo fa – dice la telefono Massari – e ho raccontato la vicenda. Iniziata molti anni addietro, con un collezionista che trova un rottame da un demolitore. Mi chiede se posso aiutarlo e rimetterlo in sesto". Il motore entra nella scuola, "ma è in condizioni pessime, e mancano componenti ormai introvabili". "La passione e la capacità non mancano – si legge nella pagina – e si comincia. L’unico carburante e i collettori rimasti sono stati utilizzati per fare gli stmapi di fusione in terra, per ricreare ex-novo i pezzi mancanti. I due magneti mancavano dei componenti interni, per cui sono stati adattati due Marelli compatibili degli anni ’30. Ci sono state scoperte interessanti: all’interno del monoblocco c’era scritta una M, firma del meccanico che l’ha montato nel 1916. Sul motore c’era una targhetta Istituto Tecnico Osimo, che poi l’ha rottamato, e che ne esistono pochissimi esemplari, uno al museo Caproni, uno al Politecnico di Torino, uno in Polonia nl museo di Cracovia e uno in un museo negli Usa". Tra smontaggio, pulizia, ricostruzioni di parti mancanti, nichelatura e rimontaggio, con gli orari scolastici sono servizùti tre anni. Il motore è stato reso funzionante, ma per motivi di sicurezza la scuola ha vietato l’accensione. Il proprietario una volta riportato a casa l’ha messo in una teca di plexiglass, senza accenderlo, con grande delusione di chi l’ha fatto risorgere. "Ringrazio gli oggi ex studenti dell’Alberti, attualmente con altri ragazzi stiamo restaurando una vecchia Balilla Fiat degli anni ’30".

Mario Gradara