
Dalla draga Uso che scavava i fanghi nel porto di Bellaria a ’mostri’ a propulsione elettrica venduti in mezzo mondo, dall’Amazzonia alla Scandinavia: una trentina di Paesi. Italdraghe di San Giovanni in Marignano alla conquista del mondo. L’azienda fondata nel 1952 con il nome Omim (Officina meccanica industriale marittima) è tra i leader mondiali nella costruzione di barche per il dragaggio. Un fatturato che varia tra i 6 e i 12 milioni di euro, 25 addetti fissi. Di recente ha stretto un accordo con il colosso tedesco Torqueedo, per lo sviluppo di propulsori elettrici retrattili da utilizzare in corsi d’acqua poco profondi.
"Ora puntiamo alle imbarcazioni commerciali per le vie navigabili interne e urbane – spiega l’ingegner Massimo Semprini, direttore tecnico e commerciale di Italdraghe –. Si tratta di un progetto che riguarda propulsori senza emissioni, l’ideale per specchi d’acqua sensibili all’ambiente". "Abbiamo fondamentalmente tre tipologie di imbarcazioni – prosegue Semprini –. Per il dragaggio, con macchine particolari da usare per canali, porti, cave di ghiaia e sabbia. Sono macchine particolari, con pompe che sparano sabbia e fanghi eanche a chilometri di distanza. Poi una tipologia di macchine per la pulizia superficiale delle acque marine e lacustri, dove vengono raccolte plastiche e materiali galleggianti di vario tipo. Infine propulsori elettrici, posizionati a poppa, come il classico fuoribordo da gommone, ma di dimensioniindustriali, fino a 600 cavalli di potenza, utilizzati su pontoni, draghe e altre barche, che sinora utilizzavano motori diesel".
"Il nostro mercato è estero per il 90 per cento – prosegue Semprini –, dall’America del Sud all’Est Europa, Asia e Scandinavia, anche se in Olanda ci sono i nostri più grandi concorrenti. I nostri non sono prodotti di serie, quasi tutte le macchine vengono fatte su misura per quel cliente, che indica la profondità e l’estensione dello specchio d’acqua su cui navigare e scavare". Insomma, i sarti del dragaggio.
Mario Gradara