Federico Buffa: "Racconto la storia dei campioni della lotta al razzismo"

Il giornalista e scrittore a Riccione con ‘Due pugni guantati’: lo spettacolo riporta all’attenzione la protesta più famosa delle Olimpiadi, quella degli atleti afroamericani Tommie Smith e John Carlos nel 1968.

Federico Buffa: "Racconto la storia dei campioni della lotta al razzismo"

Federico Buffa: "Racconto la storia dei campioni della lotta al razzismo"

In concomitanza con la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, il telecronista sportivo, giornalista e scrittore Federico Buffa a Riccione porterà in scena Due pugni guantati di nero. Lo spettacolo, inserito nella rassegna teatrale La Bella stagione, si terrà stasera alle 21 al Palazzo del Turismo. In primo piano una delle immagini più famose del Novecento, quella in cui Tommie Smith e John Carlos si trovano sul podio dei 200 metri alle Olimpiadi a Città del Messico, il 16 ottobre 1968, a testa bassa coi pugni alzati, i guanti neri, i piedi scalzi, segno di povertà, e una collanina di pietruzze al collo. I due campioni avevano deciso di correre alle Olimpiadi nonostante il 4 aprile Martin Luther King fosse stato assassinato e altri atleti avessero deciso di non partecipare. Sul podio anche l’atleta australiano Peter Norman, che per solidarietà indossò la coccarda dell’Olympic project for human rights, organizzazione impegnata contro la discriminazione razziale.

Una storia avvincente.

"Ho avuto il privilegio di raccontare questa vicenda appassionante. Fino all’ottobre 1968 nessun atleta nella storia si era ribellato a una situazione del genere con un gesto di quella potenza, muto, come quello del giocatore di colore Colin Kaepernick che 2016 si è inginocchiato durante l’inno nazionale e non giocherà più nessuna partita di football. Smith e Carlos sapevano che sarebbe stata dura, ma non immaginavano che sarebbero stati dei reietti per sempre per aver fatto il gesto di alzare il pugno guantato di nero alle Olimpiadi. Non hanno avuto più alcuna opportunità".

Ha poi incontrato Smith?

"È successo l’anno scorso durante il premio sportivo ‘Menarini’. Ho avuto l’opportunità di parlare con lui di tante cose che raccontavo nello spettacolo, senza averlo mai sentito. Lui mi ha confermato tanti particolari e ne ha aggiunti altri".

Il tutto in un monologo?

"Un monologo con la musica del maestro Alessandro Nidi, che è sempre con me e che ha scelto un repertorio ovviamente legato al mondo nero americano. Ha la capacità di entrare e di uscire dal tempo accennando cose legate al luogo, ai protagonisti e a quanto è successo nel passato".

Razzismo e discriminazione sembrano tutt’altro che superati.

"Il razzismo è connaturato all’essere umano, non lo si debella solo con un concetto, non succede oggi e non succederà mai, però si può cercare di sensibilizzare di più i giovani che si affacciano su questo mondo. Se conosci di più le persone che offendi è più facile non offendere".

Che idea si è fatto della questione Acerbi?

"Non so come sia andata la cosa, non è certo un’invenzione. Molti atleti sotto tensione reagiscono d’istinto, poi però magari si pentono. Una volta queste cose passavano inosservate. Non c’era la lettura del labiale, non avevi tutte le riprese addosso, né tutto il mondo ti guardava col microscopio, eppure di questi fatti ne accadevano tanti. Essendo tutto amplificato ora sei costretto a reagire subito".

C’è pure il problema dei cori razzisti?

"Quelli sono intenzionali, sono motivo di scherno e questo mi dà un immenso fastidio. Sono spesso genitori quelli che alle partite insultano i ragazzi africani, e nelle giovanili ce ne sono tanti. In questo modo fanno intendere ai loro figli che questo sia il comportamento da tenere, qui c’è anche un fatto educativo, che riguarda il rispetto".

Nives Concolino