Trattamento pensionistico, cumulo degli anni contributivi, riscatto degli anni di laurea, retribuzioni, attrattività del sistema sanitario sammarinese. Questo e tanto altro nell’incontro dei giorni scorsi tra le organizzazioni sindacali Csdl, Cdls ed Usl e una delegazione dell’Ordine dei medici. Fari puntati sulle pensioni. "Il problema è che il governo – rilevano dai sindacati – non ha rispettato l’impegno che prevedeva la definizione dei coefficienti per la conversione del montante contributivo nell’equivalente assegno previdenziale. In altre parole, questa parte della riforma, e non solo questa, è tuttora inapplicata. Continuiamo a sollecitare il governo ad incontrarci e completare questa importante riforma nell’interesse di tutti i lavoratori. Abbiamo chiarito però che, per effetto delle minori aliquote contributive rispetto alla realtà italiana, non è possibile attendersi pensioni analoghe a quelle dei medici italiani a parità di reddito e di carriera lavorativa, se non da quando arriverà a regime l’aumento delle aliquote, ovvero nel 2029".
L’impossibilità di cumulare i contributi versati a San Marino e in Italia "è un altro tema che riguarda non solo i medici, ma tutti i dipendenti pubblici. Abbiamo avuto rassicurazioni che il problema verrà risolto attraverso l’accordo di associazione all’Ue. Staremo a vedere, anche rispetto alla sua efficacia retroattiva. Abbiamo inoltre discusso con i rappresentanti dell’Ordine la loro richiesta di rivedere il trattamento economico".
Il sindacato, in primo luogo, ha chiarito "che la trattativa per il rinnovo del contratto della Pubblica amministrazione non contempla la categoria dei medici. L’esecutivo ritiene infatti di non rivedere l’impostazione della legge con la quale è stato istituito un regime ad hoc, che peraltro esclude i sindacati dalle trattative per la revisione del trattamento economico e in parte normativo dei medici. Abbiamo comunque confermato che il sistema sanitario sammarinese deve essere attrattivo per tutto il personale sanitario, per cui ci siamo resi disponibili a sostenere rivendicazioni che si pongano l’obiettivo di parametrare le retribuzioni in misura almeno equivalente a quelle presenti in Italia, a parità di diritti normativi". Insomma, tutte questioni utili "per contrastare con urgenza la fuga dei camici bianchi".