Giulia Innocenzi e il film degli orrori: "Vi mostro gli animali maltrattati"

Dopo cinque anni di inchieste la giornalista riminese lancia il documentario ’Food for profit’ "Ci siamo infiltrati come dipendenti per raccontare cosa avviene negli allevamenti intensivi".

Giulia Innocenzi e il film degli orrori: "Vi mostro gli animali maltrattati"

Giulia Innocenzi e il film degli orrori: "Vi mostro gli animali maltrattati"

Cinque anni in giro per l’Italia e l’Europa. Per filmare, raccontare, documentare quello che avviene negli allevamenti intensivi. "Un lavoro enorme di inchiesta, che ci è costato tanta fatica. I momenti in cui ho pensato di mollare sono stati moltissimi, ma alla fine sono andata avanti e ne è valsa davvero la pena", dice Giulia Innocenzi. La giornalista riminese, che da tempo collabora con il programma televisivo Report, ha praticamente ultimato il suo film-documentario Food for profit. Da anni la Innocenzi è in prima linea nella battaglia contro gli allevamenti intensivi. E Food for profit è il risultato di cinque anni di inchieste sul campo, "condotte tra mille difficoltà". La Innocenzi è la regista e produttrice del documentario insieme a Pablo D’Ambrosi. E ha realizzato personalmente buona parte dell’opera, girando in Italia e in Europa. "Ma ci hanno dato una mano anche tante persone che hanno contribuito in maniera fondamentale al documentario".

È vero che alcuni collaboratori del documentario si sono ‘infiltrati’ negli allevamenti intensivi, facendosi assumere, per documentare sul campo ciò che accade?

"È esattamente così. Non nascondo che abbiamo corso tanti rischi, ci sono stati momenti di tensione e tanti ostacoli. Certe volte mi sono chiesta chi me lo faceva fare... Ma alla fine siamo andati avanti, anche se abbiamo pestato i piedi a tantissime persone e soprattutto a molte aziende".

Il documentario sarà pronto a febbraio, ma al momento non è prevista la distribuzione né in tv né sulle piattaforme on demand. Perché?

"Abbiamo deciso di occuparci direttamente della distribuzione, almeno in questa prima fase. È un film che nasce dal basso, dalle persone che come noi hanno creduto in questo lavoro. Per questo abbiamo scelto di distribuirlo direttamente".

Avete già avuto richieste?

"Moltissime, da parte di associazioni, scuole, semplici cittadini. È bastato un po’ di passaparola. E mi fa piacere che anche da Rimini parecchi si siano già fatti avanti perché vorrebbero proiettare il documentario. Anche il comitato Per la Valmarecchia (nato per vigilare contro il nuovo allevamento di polli della Fileni a Maiolo, ndr) mi ha chiesto di poterlo farlo vedere. E quando accadrà voglio esserci anche io. Voglio essere presente. Chiunque è interessato alla proiezione del film può contattarci a info@foodforprofit.com".

Il film girerà solo in Italia o è già prevista una distribuzione anche all’estero?

"L’abbiamo realizzato pensando a una diffusione in tutta Europa. Abbiamo girato le nostre inchieste non solo in Italia, ma anche in Spagna, in Polonia e in altri paesi. Ci sono già due versioni disponibili di Food for profit, in italiano e in inglese. Ma presto ne arriveranno anche altre, nelle principali lingue europee. E spero che prima o poi possa andare in onda anche sulla Rai: sarebbe utile".

Manuel Spadazzi