"Il patrimonio alimentare è sotto attacco"

L'agricoltura italiana e riminese sono minacciate da importazioni non conformi: Coldiretti chiede un stop e maggior sostegno per la produzione nazionale.

"Dal grano di Putin a quello canadese al glifosato, un attacco al patrimonio agroalimentare". La sopravvivenza del comparto agricolo italiano e riminese, spiegano da Coldiretti, passa anche da qui: dal rivedere un sistema che vede il prodotto importato sempre più gettonato. Ben 65 miliardi di euro spesi nel 2023 per fare arrivare da oltre confine prodotti che in Italia non si potrebbero nemmeno produrre. "Chiediamo che sull’import ci sia un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard garantendo il principio di reciprocità delle regole, poiché non possiamo più sopportare questa concorrenza sleale, che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole - afferma il presidente della Coldiretti nazionale Ettore Prandini -. Occorre lavorare per aumentare la produzione agricola agendo sul fronte dell’innovazione, con nuove tecnologie di miglioramento genetico per recuperare le produzioni in termini non solo di sostenibilità, ma anche in termini quantitativi e su quello dei contratti di filiera, fondamentali per aumentare il livello di aggregazione dell’offerta, caratterizzando e valorizzando qualitativamente il prodotto nazionale". Anche nel riminese il comparto agricolo soffre una crisi che assomiglia sempre più a una tempesta perfetta. Dalla filiera, al cambiamento climatico, alle regole imposte ma datate, alla tassazione gli argomenti da trattare sono diversi. "Il messaggio che noi agricoltori mandiamo all’Europa è chiaro - afferma il presidente di Confagricoltura di Forlì-Cesena e Rimini, Carlo Carli – senza provvedimenti urgenti l’agricoltura rischia di morire. Va trovato il giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale ed ecologica. Gli agricoltori hanno a cuore l’ambiente ma la sostenibilità ambientale deve accompagnarsi a quella economica. L’imprenditore agricolo è il primo difensore dell’ecosistema, perché ama profondamente la sua terra e i suoi animali - rimarca, ma dobbiamo metterlo in condizione di fare reddito in campagna. Solo così possono esserci le risorse per vincere le sfide che oggi ci pongono il clima, i patogeni e un mercato sempre più complesso".