di Mario Gradara
L’estate non sta finendo. Ottobre da record, con spiagge piene di gente in costume, organizza picnic in riva al mare, lavora in smart al portatile o gioca a beach volley con gli amici. Ma la riviera del turismo, salvo lodevoli eccezioni, è chiusa. Da un pezzo. "Non è possibile che Rimini abbia gli stabilimenti balneari blindati da due mesi – tuona Mauro Santinato, presidente Teamwork –. Manco un bar, un ristorante sulla spiaggia. In tanti hanno già chiuso anche sul lungomare. Bisogna rendersi conto che il mondo è cambiato e che la spiaggia si potrebbe vivere in modo diverso. Solo il bagno 26 fa qualcosa in questo senso. Ma come si fa a parlare di stagione record quando il 90 per cento degli alberghi e dei bagnini ha chiuso il 12 settembre? Come è possibile che dopo sessant’anni di turismo abbiamo una stagione più breve di trent’anni fa?".
Pur nel momento complicato, con alberghi annuali che riducono le giornate di apertura, e strutture che riducono drasticamente le aperture straordinarie, ci sono tanti hotel operativi. "Peccato che siamo circondati da alberghi letteralmente sbarrati – sbotta un albergatore di Marina Centro –, per non parlare dei bagni di spiaggia e delle attività commerciali". "Abbiamo clienti che quando arrivano, per qualche fiera o convegno – aggiunge un collega –, si chiedono e ci chiedono dove sono capitati. E soprattutto perché questa sorta di desertificazione. Per fortuna il centro storico resta piuttosto animato, ma la zona mare al di fuori della stagione balneare è o un mortorio".
"Sono rientrato l’altro giorno da Ibiza – continua Santinato – ancora piena di turisti europei: inglesi, olandesi, tedeschi. Molti alberghi aperti e la città piena di vita. Torno a Rimini, vado a camminare al mare e c’è un sacco di vita. Tnata gente e intorno il deserto. Bisogna stabilire una data di inizio e di fine stagione per alberghi, bagni, ristoranti di spiaggia, attività turistiche. Ad esempio, dal primo maggio al 30 settembre. Stai aperto a prescindere, così gli ospiti che arrivano non si sentono precipitati nel Far West, o tra le dune nel deserto".
"Da un lato i privati devono fare la loro parte – chiosa Santinato – e ritrovare la fame dei pionieri. Dall’altro il pubblico deve programmare eventi almeno sino a fine settembre: enogastronomia, sport, cultura, pesca, vela. E garantire il decoro urbano: in questi giorni certi punti del lungomare sono vergognosi. Le risorse della promozione vanno investite per allungare la stagione di almeno 2-3 settimane, visto l’aumento di temperature degli ultimi anni. Sdoganiamo settembre. Una volta c’era la scusa del clima, ora è cambiato tutto: dobbiamo imparare a sfruttare quello che è il mutamento climatico".