Marito violento condannato. Le mostra video di donne sgozzate: "Ti faccio fare la stessa fine"

Un cittadino marocchino dovrà scontare tre anni e tre mesi per maltrattamenti in famiglia. L’uomo aveva vietato alla compagnia di vivere all’occidentale e la sottoponeva a ricatti sessuali. .

Il pubblico ministero Davide Ercolani, titolare dell’inchiesta

Il pubblico ministero Davide Ercolani, titolare dell’inchiesta

Rimini, 20 gennaio 2024 – Per costringerla a fare quello che voleva le aveva anche mostrato dei video in cui alcuni uomini torturavano, violentavano e uccidevano donne, dicendole che le avrebbe fatto lo stesso. Minacciandola di toglierle il figlio, il passaporto e il permesso di soggiorno e di rimandarla in Marocco, un cittadino marocchino di 47 anni abusava quotidianamente della moglie, connazionale 37enne. L’uomo, residente a Rimini, difeso dall’avvocato Gilberto Martinini, è stato condannato dal tribunale collegiale di Rimini a tre anni e tre mesi di reclusione. Il pubblico ministero, Davide Ercolani, aveva chiesto una pena di 4 anni e 6 mesi per maltrattamento in famiglia. Il caso nel 2019 aveva destato scalpore per le accuse che il gip Manuel Bianchi aveva stigmatizzato in una lunga lista di soprusi tesi a far vivere la donna con usi e costumi musulmani e a rigettare un diverso stile di vita. Dopo anni di vessazioni, la donna aveva chiesto aiuto denunciando il marito nell’ottobre del 2019. Da allora vive protetta in un’altra località.

Schiaffi, pugni e aggressioni di ogni tipo, secondo la ricostruzione fatta degli inquirenti, erano ormai diventate una costantenella vita della malcapitata, costretta ogni giorno a fare i conti con il temperamento violento e aggressivo del marito, che non perdeva occasione per malmenarla approfittando dei prestesti più semplici e banali. Un vero e proprio regno del terrore, acuito anche dai video di sgozzamenti che le venivano mostrati come monito, allo scopo di spegnere in lei qualsiasi moto di ribellione.

Alla violenza fisica si aggiungevano poi altre forme, più subdole, di costrizione e tormento psicologico, che avevano portato la povera donna a vivere in uno stato di soggezione perenne.

I ricatti peggiori erano però quelli a sfondo sessuale. Ogni volta che la moglie aveva bisogno di acquistare dei vestiti per sé o per il figlio, l’aguzzino avrebbe preteso di consumare con lei dei rapporti. Se non avesse assecondato i suoi desideri – questa la minaccia del marito – sarebbe stata costretta a rimanere senza cibo e le avrebbe tolto qualsiasi forma di sostentamento economico. Prigioniera di quella situazione, alla fine la vittima era riuscita ad uscirne grazie all’intervento delle forze dell’ordine che avevano messo fine al suo lungo e doloroso calvario.