Marito violento finisce a processo "Giuro che ti butto l’acido in faccia"

Marito violento finisce a processo  "Giuro che ti butto l’acido in faccia"

Marito violento finisce a processo "Giuro che ti butto l’acido in faccia"

"Un giorno ti butterò dell’acido in faccia e ti farò sciogliere la bocca… Giuro che ti mutilerò la faccia". Una minaccia spaventosa, che per fortuna un algerino di 52 anni residente a Rimini non è mai riuscito a mettere in pratica. Merito anche all’intervento tempestivo degli agenti della polizia di Stato e della magistratura che hanno strappato dalle grinfie del padre-padrone la donna che aveva sposato e i suoi tre figli. Il 3 luglio prossimo, l’imputato sarà chiamato a comparire davanti al tribunale monocratico di Rimini per difendersi dall’accusa di maltrattamenti in famiglia e del mancato rispetto del divieto di avvicinamento alla donna, già disposto nei suoi confronti nel luglio dell’anno scorso. La decisione è stata presa dal gip Vinicio Cantarini, che ha accolto la richiesta di giudizio immediato presentata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, titolare dell’inchiesta.

Nonostante la misura cautelare che era stata emessa contro di lui dal tribunale, il 52enne - stando alla ricostruzione dei poliziotti della squadra mobile, che si sono occupati delle indagini - ha continuato a tormentare in ogni modo possibile la povera moglie, violando il divieto di avvicinamento e rivolgendole delle minacce pesantissime, inclusa quella di buttarle addosso dell’acido e di mutilarle la faccia. Parole terrificanti, che costringevano la povera donna a vivere nella paura perenne di quello che un giorno il marito avrebbe potuto farle. Spaventata, aveva deciso così di chiedere aiuto alle forze dell’ordine e per questo motivo, lo scorso agosto, era stata collocata in una struttura protetta.

L’uomo tuttavia non si era arreso e varie volte avrebbe tentato di avvicinarla e di rivolgerle la paura con il chiaro scopo di intimidirla, trasgredendo apertamente a quanto stabilito dal giudice. Non accettava in alcun modo che la moglie avesse deciso di rivolgersi alla polizia e che per quel motivo non potesse più considerarla una sorta di bene di sua proprietà, esercitando su di lei un pieno controllo. Spesso le sue apparizioni erano alternate a messaggi scritti o vocali che avevano il solo effetto di far correre un brivido freddo lungo la schiena della vittima. "Se mi mandano in carcere, verrà qualcun altro a farti del male", avrebbe perfino scritto una volta il 52enne, che al momento si trova in carcere, a seguito dell’arresto avvenuto lo scorso febbraio.