Non c’è più posto in Paradiso Scomparse cinquanta disco

Messe all’asta e divorate dal degrado. Indino (Silb): "In trent’anni dimezzati i locali della Riviera"

Non c’è più posto in   Paradiso  Scomparse cinquanta disco

Non c’è più posto in Paradiso Scomparse cinquanta disco

di Lorenzo Muccioli

Blow up, Cellophane, Samantha, Yè Yè, Dancing 007, Barcellona. E poi ancora: Velvet, Echoes, Boulevard. Nomi che a molti riminesi (specialmente quelli giovanissimi) potrebbero non dire niente, mentre nella mente di altri evocano immediatamente immagini di pomeriggi e nottate intere passate a sgomitare e dimenarsi in piste da ballo sudate, con i fasci delle luci stroboscopiche che piovono dal soffitto, mentre i big della musica si esibiscono sul palco o in consolle. Nomi che il tempo ha cancellato per sempre. Il Paradiso – il leggendario locale di Covignano, simbolo delle notti riminesi, che verrà presto spazzato via per fare spazio ad un moderno centro polifunzionale per congressi, eventi culturali e mostre d’arte – è solo uno di una lunga lista che fotografa a tutti gli effetti una vera e propria emorragia.

Quella del mondo del divertimento, dei club e dei dancing, per decenni sparsi a macchia di leopardo da Cattolica fino a Bellaria, colonne portanti di una Riviera e della sua fortuna basata sulla voglia di scatenarsi (e di trasgredire) di generazioni e generazioni di giovani. Sarebbe almeno 50, secondo le stime di Silb - Fipe, le discoteche e i locali della provincia di Rimini su cui è calato definitivamente il buio negli ultimi vent’anni. Un centinaio i locali con licenza da ballo alla fine degli anni Novanta: oggi ne restano meno di una cinquantina. Pochi quelli che resistono, come gli ultimi giapponesi nel Pacifico, trincerati dietro un muro di casse.

"Non è vero che il pubblico non ha più voglia di ballare – commenta Gianni Indino, presidente di Silb-Fipe Confcommercio –, ma negli ultimi anni al settore sono stati inflitti colpi durissimi, inclusa le limitazioni connesse all’emergenza Covid. E poi c’è la concorrenza sleale delle feste abusive e di locali che si improvvisano discoteche senza licenze e permessi, che tutto incarnano tranne che un modello di divertimento sano, sicuro, responsabile e professionale". Eppure la Riviera è ancora oggi costellata dai resti di quelle che un tempo furono discoteche celebri in tuta Italia, autentici templi della di musica oggi ridotti, almeno in alcuni casi, a grandi scatole vuote e dimenticate. A luglio tornerà nuovamente all’asta, per la quinta volta, lo stabile che per anni è stata la casa dell’Ecu, storico locale da ballo situato nella frazione di San Martino Monte l’Abate, già Ku e Papiò. Tra le mura dello stabile disposto su tre livelli sembrano ancora risuonare le note della techno e dell’hardcore che richiamavano in pellegrinaggio ordine di giovanissimi. Bei tempi, quando alla consolle c’era Gigi D’Agostino e in pista vip come Valentino Rossi.

Nel 2021, a finire all’asta, era stato l’Io street club, il mitico locale di viale Vespucci, nato come Quinta dimensione e diventato poi Rock Hudson. Qui, negli anni, si sono esibiti tantissimi artisti, da Francesco De Gregori a Luca Carboni, da Samuele Bersani a Mario Biondi, da Elisa a Irene Grandi fino a una giovanissima Carmen Consoli. Un altro pezzo di una Rimini che non c’è più perso per sempre. Sulle ceneri del Velvet, la Mecca della musica rock a Sant’Aquilina, sorge dal 2020 il birrificio ‘Baldoria’, anche se il mito del locale chiuso definitivamente nel 2016 non potrà mai tramontare. L’occasione per un remember in salsa rock sarà dal 9 all’11 giugno, quando con Ultrasuoni Rimini si celebrerà il decennale dalla scomparsa di Thomas Balsamini, fondatore del Velvet, nato per essere la versione estiva dello Slego. Occupa invece un posto privilegiato nel cuore di ogni amante della musica house l’Echoes di Misano. Fino al 2008 punto di riferimento per i ‘tira tardi’ di tutta la Riviera (e anche dell’Emilia e del Pesarese), è stato definitivamente demolito per fare spazio a un parco dedicato ai motori.