Sesso a tre in lockdown, ragazza li accusa: assolti

Due riminesi alla sbarra per delle presunte molestie su una coetanea. Il racconto della vittima è stato però smentito dagli investigatori.

Sesso a tre in lockdown  Ragazza li accusa: assolti

Sesso a tre in lockdown Ragazza li accusa: assolti

Violenza sessuale di gruppo, accompagnata dalla diffusione di un video a luci rosse che ritraeva la presunta vittima. Un’accusa pesantissima, quella ha portato alla sbarra due giovani riminesi, difesi rispettivamente dagli avvocati Enrico Graziosi e Gianluca Sardella. L’altro ieri entrambi sono stati però assolti dal gup Raffaella Ceccarelli con formula piena in quanto il fatto non costituisce reato e allo stesso tempo non sussiste. A puntare il dito contro di loro una ragazza loro coetanea, fidanzata con un amico dei due giovani. I fatti risalgono al periodo del lockdown, nella primavera del 2020. Mesi di ’clausura’ forzata dovuti alle restrizioni per il contenimento della pandemia di Covid-19, che i quattro giovanissimi – tre uomini e una donna, tra i 19 e i 21 anni – avevano deciso di trascorrere insieme, trasferendosi a vivere nell’appartamento messo a disposizione dai familiari di uno degli appartenenti al quartetto. Una convivenza che si era protratta per diverse settimane e che aveva portato la coppia di fidanzati e gli altri due ragazzi, rispettivamente di 21 e 19 anni, a condividere lo stesso tetto.

Terminato il lockdown, nel luglio dello stesso anno la ragazza si era però recata in questura per sporgere querela contro il 21enne e il 19enne. Secondo la ricostruzione fornita agli agenti della polizia di Stato, dopo una notte trascorsa a fare bisboccia e a tracannare alcol, la giovane si sarebbe addormentata seminuda sul letto. Lì – stando al racconto – l’avrebbero raggiunta i due indagati, approfittando del suo stato di incoscienza per commettere una serie di abusi sessuali, per di più riprendendo il tutto con lo smartphone. Successivamente, la ragazza avrebbe scoperto sul cellulare di uno dei due il video incriminato. Video che la stessa giovane aveva poi deciso di fornire agli investigatori.

A seguito della querela, i cellulari dei ragazzi erano stati sequestrati e affidati a dei periti informatici, che avevano escluso una divulgazione del filmato ad altre persone oltre ai proprietari dei dispositivi. Una verifica più approfondita aveva inoltre permesso di scoprire che il video consegnato alla polizia era stato modificato omettendo la componente audio. Gli elementi raccolti nel corso dell’indagine avevano dunque portato la Procura di Rimini a chiedere l’archiviazione delle accuse a carico dei giovani riminesi, i quali dal canto loro si sono sempre difesi sostenendo che nell’appartamento erano stati sì compiuti degli atti sessuali, ma mai contro la volontà delle persone coinvolte. Il legale della ragazza, l’avvocato Giordano Varliero, si era opposto all’archiviazione e il gip aveva quindi disposto l’imputazione coatta. I legali della difesa hanno scelto la strada del rito abbreviato condizionato alla produzione di un altro filmato, in grado – secondo loro – di dimostrare il rapporto confidenziale tra i ragazzi e la ragazza che avevano scelto di trascorrere il lockdown nella stessa casa.