Atleti Fisi e chat proibite. Condannati anche i vertici

La Corte federale d’appello sospende presidente e vice per tre mesi

di Gilberto Dondi

"I due dirigenti dovevano attivarsi immediatamente e segnalare con estrema puntualità quanto appreso in ordine alla chat, e non rinviare a un momento successivo, di comodo, la denuncia". È questo il passaggio chiave della sentenza con cui la Corte federale d’appello, ribaltando il verdetto di primo grado, ha condannato a tre mesi di sospensione Roberto Visentin e Federica Monti, rispettivamente presidente e vicepresidente del Comitato regionale del Veneto della Fisi, la Federazione italiana sport invernali.

La vicenda è quella della famigerata chat chiamata ’Francesco Totti’ (anche se l’ex capitano della Roma ne è totalmente estraneo) che veniva usata da un gruppo di atleti Fisi e dal loro allenatore per scambiarsi contenuti a dir poco proibiti. Nella chat di Whats app venivano infatti mandate foto osé di atlete, anche minorenni, che le stesse avevano inviato ai fidanzati, pure loro atleti della Fisi. I ragazzi, invece che conservarle sui loro cellulari, mandavano le immagini delle ragazzine nude o in biancheria intima nella chat, esponendole così ai commenti sessisti dei colleghi. Non solo, nella chat venivano inviati anche video hard scaricati dal web e contenuti razzisti e xenofobi, come foto di Hitler e Mussolini o video in cui si prendevano in giro gli stranieri, che venivano accolti con commenti di approvazione.

I fatti risalgono al periodo che va dalla fine del 2022 alla primavera 2023, ma solo successivamente la procura federale aprì un’inchiesta, quando venne informata da una lettera anonima. A quel punto mise sotto indagine 15 persone, 12 giovani atleti di belle speranze dello sci di fondo, tutti sui vent’anni a parte due minorenni, l’allenatore che era il ’capobranco’ e dettava le regole, e i due dirigenti della Fisi. Nel processo di primo grado celebrato a marzo, il procuratore federale Stefania Cappa aveva chiesto pene pesanti, cioè la sospensione da sei mesi a un anno per tutti, ma i giudici avevano avuto un approccio molto più morbido, assolvendo otto atleti (quelli che, pur presenti in chat, erano rimasti inerti) e condannando gli altri (quelli che avevano mandato le foto) a pene miti come l’ammonizione o la sospensione a un mese. Visentin e Monti erano stati assolti. Solo l’allenatore era stato sospeso per sei mesi.

La Procura aveva quindi fatto ricorso e nei giorni scorsi la Corte d’appello ha emesso la sentenza, confermando il verdetto di primo grado in tutto salvo che per il presidente e vicepresidente del comitato veneto della Fisi. Per la corte, presieduta da Daniele Portinaro, Visentin e Monti hanno violato "i doveri di lealtà e probità" nel momento in cui non si sono attivati subito, appena venuti a conoscenza della chat, ma solo in un secondo momento quando hanno informato il presidente federale Flavio Roda.

Sulla vicenda, peraltro, è tuttora aperta anche un’inchiesta penale della Procura di Verona.

"Sono molto amareggiato – commenta Visentin –, accettiamo la sentenza, anche se è difficile. Di certo noi non abbiamo nascosto nulla. Fa molto male, però è andata così". La sospensione è immediatamente esecutiva. Ora sia la Procura federale che gli interessati potranno fare ricorso, come ultima istanza, al Collegio di garanzia dello sport.