Truffa del bonus facciate: nove rinvii a giudizio tra Rovigo, Ferrara e la Svizzera

Al centro delle indagini una società di Polesella che, all’insaputa dei proprietari degli immobili, chiedevano rimborsi su lavori edilizi mai fatti. Oltre 2,2 milioni di euro incassati

Rovigo, 9 aprile 2024 – Maxi truffa del bonus facciate, nove persone rinviate a giudizio tra il Polesine, Ferrara e la Svizzera. Sotto accusa una società di Polesella, in provincia di Rovigo: indagato anche il legale di fiducia. L’accusa è di aver riscosso 2,2 milioni di euro di fondi pubblici per lavori edilizi mai eseguiti e di riciclaggio del denaro incassato.

Il bonus veniva richiesto all’insaputa dei proprietari degli immobili attraverso deleghe fasulle, poi il credito veniva trasferito a favore di società riconducibili agli indagati.Sequestrati beni per  Ecco come funzionava la truffa e i dettagli delle indagini. 

Le indagini

Nel dettaglio, si tratta di un totale di circa 30 truffe riscontrate dai finanzieri di Rovigo. Indagato anche il difensore di fiducia di uno dei principali indagati e una società di Polesella (Rovigo) per il reato d’illecito amministrativo.

Una ricostruzione dei fatti che ha permesso di mettere a fuoco la truffa, perpetrata al fine di ottenere l’erogazione di fondi per i bonus edilizi, seguito dal riciclaggio del denaro. I finanzieri hanno dimostrato l'esistenza di crediti collegati a lavori edilizi mai realizzati, stando alle testimonianze dei proprietari degli immobili coinvolti che hanno, tra l'altro, affermato di non conoscere gli indagati e le società utilizzate da quest'ultimi.

Come funzionava la truffa

Il meccanismo era divenuto ‘consolidato’ e ben pianificato. I lavori richiesti per i bonus edilizi non venivano realizzati, adottando delle deleghe con le quali fingevano che il proprietario dell’immobile autorizzasse il libero professionista all'inserimento dei dati. Il credito veniva così originato intestato al proprietario dell’abitazione, sul quale venivano realizzati i lavori, mai fatti, e poi il credito veniva trasferito a favore delle società riconducibili agli indagati.

I numeri della truffa

Le Poste Italiane, all'oscuro del meccanismo illecito, hanno provveduto ad erogare cifre importanti: quasi 2,2 milioni di euro, circa l'83% del valore nominale dei crediti acquisiti. Le somme sono confluite su uno dei tre conti correnti finiti sotto la lente dei finanzieri.

I soldi erano destinati a due società, che hanno fatto confluire il quasi intero importo a favore del conto corrente della terza società. Il principale indagato aveva enormi disponibilità di denaro contante. Infatti, è stato ritrovato nella sua residenza 170mila euro di banconote. In conclusione, quindi, sono stati sequestrati agli imputati beni per 754mila euro, oltre i crediti acquisiti dalle Poste Italiane per oltre 2 milioni e 895mila euro.