Omicidio di via Crivelli, la 16enne va in carcere

Il gip ha confermato il fermo per la fidanzatina. Mercoledì la convalida del fermo per il 18enne, che ha chiesto di stare in cella da solo. Si valuta la perizia psichiatrica

L'interrogatorio della ragazzina in caserma (Foto Ansa)

L'interrogatorio della ragazzina in caserma (Foto Ansa)

Ancona, 10 novembre 2015 - Il gip del Tribunale dei minori di Ancona, Paola Mureddu, ha confermato il fermo della sedicenne di Ancona, disponendo il trasferimento in carcere. La ragazzina è accusata di concorso nell'omicidio della madre, Roberta Pierini, e nell'aver ridotto in fin di vita il padre, Fabio Giacconi, ora in coma irreversibile, con il fidanzato, Paolo Tagliata. 

La misura restrittiva del carcere era stata richiesta dal procuratore capo del Tribunale dei minori, Giovanna Lebboroni, che, uscendo dal tribunale, l'ha confermata, spiegando ai cronisti che "l'esito dell'interrogatorio della ragazza" ha messo la Procura nelle condizioni di fare al gip una richiesta più pesante rispetto alla permanenza nella comunità: in pratica, il carcere minorile è "una misura più adatta alla gravità dei fatti". Secondo quanto è trapelato questa sera, subito dopo i colpi di pistola sparati da Antonio Tagliata, la ragazzina è stata vista fuggire mano nella mano dall'appartamento di via Crivelli: "Avevo paura", si è giustificata rispondendo al gip.

Quanto all'arma, che il suo fidanzato aveva portato con sé per quello che sarebbe dovuto essere un chiarimento con i genitori di lei, ha detto che pensava "fosse un giocattolo". Da quanto ha riferito il suo difensore, la minorenne "non ha reagito in alcun modo alla decisione, perché era preparata. E' la peggiore misura che ci sia - ha spiegato Paolo Sfrappini - avevamo sperato nella comunità, ma adesso impugneremo il provvedimento". La decisione del gip Mureddu e' arrivata dopo 6 ore di camera di consiglio. Nell'interrogatorio, durato poco piu' di tre ore, la sedicenne aveva ribadito il suo ruolo di spettatrice "impietrita" della tragedia che ha coinvolto i suoi genitori, respingendo fermamente l'accusa che le ha rivolto il suo fidanzato: "Non ho mai detto ad Antonio di sparare".

L’udienza di convalida del fermo per Antonio Tagliata, il 18enne che ha ucciso a colpi di pistola Roberta Pierini, la madre della fidanzatina sedicenne, e ferito il padre Fabio Giacconi, ora in coma irreversibile, si terrà domani mattina nel carcere di Camerino.

Ma intanto, continuano le spiegazioni che il giovane dà sull’arma con cui ha freddato la donna e ridotto in fin di vita l’uomo: «La pistola l’ho comprata da un albanese, in piazza Cavour ad Ancona. L’ho pagata 450 euro», ha detto il reoconfesso.

Con l’arma, Antonio ha detto di aver comprato anche i caricatori, per un totale di 86 proiettili, gettati in un cassonetto della spazzatura insieme alla pistola dopo la sparatoria. Gli inquirenti scavano nel contesto familiare di Antonio Tagliata, il 18enne che sabato scorso in via Crivelli ha freddato la madre della sua fidanzatina 16enne e ferito in modo gravissimo il padre della giovane.

Avrebbe anche chiesto di stare in cella da solo, a Camerino, nonostante il magistrato non ne avesse disposto l’isolamento. Il ragazzo in passato aveva tentato il suicidio, ed è in regime di stretta sorveglianza. È seguito da uno psichiatra e da uno psicologo, ma al momento non segue una terapia farmacologica. Ha chiesto di poter tenere un’immagine sacra, e la direzione del carcere sta valutando la richiesta.

Il suo avvocato, Luca Bartolini, ha anche ammesso che «stiamo valutando l’opportunità di richiedere una perizia psichiatrica su Antonio Tagliata». Anche se per l’eventuale richiesta sarà indispensabile il supporto preventivo del parere di un esperto.

Ieri i carabinieri hanno sequestrato nella cameretta di Tagliata un biglietto con scritto «confesso l’omicidio di Roberta Pierini e Fabio Giacconi», e due lettere in cui chiede perdono ai propri familiari per quello che sta per fare.

E intanto si scava anche nel passato delel due famiglie e si scopre che, Carlo Tagliata, padre di Antonio, sarebbe stato coinvolto in fatti di sangue analoghi a alla stessa età del figlio. Quando era ancora minorenne infatti in Sicilia, terra d'origine della famiglia, un giovane del luogo venne assassinato a colpi di pistola e Tagliata fu accusato a Siracusa. Dal Tribunale dei minori fu processato come esecutore materiale del delitto di Salvatore Morale, il commesso di un negozio di frutta, che avrebbe insidiato la sua fidanzatina del tempo. I fatti risalgono al 1987.