Sant'Ilario (Reggio Emilia), 28 giugno 2012 -«IL MOVIMENTO dovrebbe scendere dal piedistallo e confrontarsi con la realtà: la nostra parrocchia è lacerata». Il professor Daniele Castellari, 52 anni, consigliere comunale e docente di lettere al liceo Moro, attivo nella comunità di Sant’Ilario, commenta amareggiato le ultime vicende che hanno visto l’allontanamento di don Romano Vescovi in attrito con il movimento ‘Familiaris Consortio’. «Se non ha funzionato con don Romano che è un uomo di fede, di buona volontà e di grande sincerità, forse qualcuno dovrebbe farsi delle domande».
Che cosa non ha funzionato?
«Semplice. Da una parte c’è un modello che non cambia mai idee, rigido, dall’altra un’insieme di singole persone che pensano con la loro testa. La comunità Familiaris Consortio ha un’ideologia consolidata: quando si instaura un dialogo si deve anche avere la volontà di cambiare. Per loro è impossibile».
Da quanto fa parte della parrocchia?
«Da sempre. Fino al 2010 ero anche all’interno del Movimento, poi quando hanno minacciato di ‘traslocare’ a Verona, sono uscito».
Prima dentro, poi fuori.
«L’idea di quello che è considerato il fondatore, don Pietro Margini, rispetto alla ‘comunità famigliare’ è geniale. Ma quello che vedo a Sant’Ilario mi fa accapponare la pelle».
In che senso?
«Loro hanno un pacchetto, o lo prendi o niente. Sono diventati un Movimento che esclude».
Ci faccia un esempio.
«In paese non se ne parla molto, si fa finta di niente, ma la presenza delle loro scuole divide la comunità. Sono condotte in maniera competitiva, in quei luoghi vengono autoperpetrate le loro idee».
Qualcuno ha parlato di ‘oratorio parallelo’.
«Sempre tramite le scuole. Il Movimento ha chiesto ai ragazzi delle superiori, sempre dei loro istituti, di organizzare il doposcuola per i bambini delle loro scuole elementari. Un ‘oratorio d’élite’, si accettano ragazzi solo se provengono da una certa famiglia, di una certa posizione. Bisogna essere onesti e dire che è così».
A Sant’Ilario non si è capito bene chi gestiva la parrocchia: don Vescovi o il curato Sergio Billi, del Movimento. Situazione ambigua?
«Sì. Don Billi si è speso molto per i giovani, ma non per tutti i giovani. Solo quelli della loro Comunità».
Il vecchio parroco e l’ex curato ora cambiano sedi. Per la parrocchia di Sant’Ilario e Familiaris Consortio c’è la possibilità di un confronto?
«Io sono pessimista. Le cose sono andate troppo avanti, nel tempo si è venuto a creare un enorme solco. Si era capito anche con il precedente parroco, don Franco Ruffini. Difficile colmare questo solco se dall’altra parte c’è un gruppo che vive di fortissimi dogmatismi».
Lei è regista e attore nella compagnia ‘L’Attesa’, che ha sede nella parrocchia.
«Facciamo spettacoli per tutti, vengono anche persone estranee alla parrocchia. Del Familiaris Consortio non ho mai visto nessuno».
 

di Cosimo Pederzoli

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