25 Aprile, corteo pro Palestina: "Ora la presidente Anpi si dimetta"

Ancora strascichi dopo la manifestazione di giovedì, il coordinamento attacca

25 Aprile, corteo pro Palestina: "Ora la presidente Anpi si dimetta"

25 Aprile, corteo pro Palestina: "Ora la presidente Anpi si dimetta"

La mattina del 25 Aprile hanno risposto all’appello dei Giovani Palestinesi d’Italia per una giornata in sostegno alla Resistenza. "Troviamo inaccettabili le dichiarazioni rilasciate della segreteria dell’Anpi tramite la presidente Tamara Ferretti, di cui chiederemo al più presto, come iscritta Anpi, le dimissioni", dicono dal coordinamento Marche per la Palestina che giovedì si era recato al Passetto per partecipare con bandiere e striscioni alla cerimonia del 25 Aprile. Qui inizialmente non sono stati fatti entrare e sono arrivate proteste e tensioni. La presidente Anpi Tamara Ferretti aveva dichiarato: "Contestazione senza senso. Cosa c’entra la Palestina con il 25 Aprile?". Da qui le ire del coordinamento.

"Molti di noi sono infatti tesserati Anpi e siamo, senza alcun dubbio, tutti al fianco di chi resiste oggi al genocidio sionista – continuano – Ci aspettavamo un sostegno da chi dovrebbe oggi portare avanti la memoria e i valori partigiani. Auspichiamo che l’associazione prenda al più presto le distanze da queste dichiarazioni e una posizione chiara, costruttiva e partigiana. Il 25 aprile non è una semplice ricorrenza, è una giornata di lotta. Partigiano è chi prende posizione, chi in situazioni di ingiustizia prende le parti dell’oppresso e lotta per libertà e democrazia. Prima di salire al Pincio per ricordare e vivere le lotte di ieri e oggi, avremmo voluto presenziare all’annuale commemorazione della giornata della liberazione dal nazifascismo per condividere la necessità e l’urgenza di riconoscere e sostenere, da partigiani, la resistenza del popolo palestinese che da mesi sta subendo un genocidio di cui anche il nostro governo è complice. Come cittadine e cittadini non ci è stato garantito il diritto di manifestare: siamo stati bloccati dalle forze dell’ordine prima di accedere alla piazza. Non siamo potuti entrare perché avevamo con noi bandiere palestinesi. E’ stato di una gravità assoluta: dalla negazione del diritto a partecipare a un appuntamento pubblico, cittadino, alla repressione del dissenso, dalla censura di una bandiera e all’impossibilità di raccontare una storia pubblica".