Aggressioni ai sanitari: "Ecco come difendersi"

I casi sono in aumento in tutta la regione, il dossier dell’Ordine degli psicologi "Ci sono troppi silenzi e timori sull’argomento e invece bisogna parlarne".

Aggressioni  ai sanitari: "Ecco come difendersi"

Aggressioni ai sanitari: "Ecco come difendersi"

Da eroi durante la drammatica fase della pandemia da Covid a bersagli prediletti di una società incattivita. È in costante crescita il trend delle aggressioni al personale sanitario, specie quello di pronto soccorso, e agli psicologi del territorio anconetano e marchigiano. A sostenerlo, grazie a un’attività di report molto accurata, sono gli psicologi delle Marche che oltre ai dati del fenomeno forniscono anche gli strumenti per la prevenzione e la difesa dai vari episodi che spesso emergono sulle cronache locali e nazionali. Le aggressioni riguardano sia gli operatori nelle strutture sanitarie pubbliche che in quelle private.

Come già ricordato, c’è una tendenza al rialzo costante dei casi nella regione. Come prevenire e difendersi è stato il tema di un seminario organizzato dall’Ordine degli Psicologi delle Marche: "Le aggressioni possono iniziare a livello verbale, per poi raggiungere accezioni più drastiche come quella fisica che può creare un danno e arrivare alla violenza – spiega Alessandro Stronati, psicologo e psicoterapeuta – Tutto ciò succede nelle strutture residenziali per anziani, in quelle ospedaliere o nelle sedi specifiche dove vengono ospitati giovani sia italiani che extracomunitari. Come prevenire? L’operatore deve essere consapevole di come si sente in quel momento del turno di lavoro. Altrettanto, è necessaria un’attenzione alta verso i segnali che i pazienti manifestano. Quindi lo sguardo, il tono di voce, segnali che un operatore formato legge preventivamente". Il reparto più colpito dai casi di violenza è sempre lo stesso: "Le aggressioni – aggiunge Stronati – avvengono perlopiù nei pronto soccorso, dove l’ospite arriva e pretende la cura. Resta in silenzio, non chiede aiuto, ma poi esplode. Quel silenzio vale più di mille parole, perché è lì che si carica. Magari si ingobbisce, abbassa lo sguardo, guarda poche volte l’operatore del front-office. Poi c’è il caso opposto dove il paziente arriva e sbraita da subito. Sul tema, secondo me, c’è troppo silenzio. Nessuno parla, perché c’è sempre il timore che se si racconta qualcosa al referente, l’operatore poi può essere messo da parte dal gruppo di lavoro. Le indicazioni su cui bisogna lavorare, invece, sono proprio quelle opposte".

Oltre a Stronati interviene Aquilino Calce, psicologo e psicoterapeuta, consigliere dell’Ordine degli Psicologi delle Marche: "Il focus che stiamo mettendo su questo tema vede coinvolti anche i nostri colleghi psicologi – sono le parole di Calce – Ecco perché abbiamo voluto formare e informare. Le aggressioni avvengono in ambito pubblico, ma anche in quello privato e quindi è importante agire immediatamente ma anche attenzionare i segnali d’allarme".