ANDREA MASSARO
Cronaca

Ancona, una città nel pallone. Debiti non pagati: addio serie C. Sfila la rabbia per il tradimento

Il presunto magnate malese è tornato in Asia lasciando un buco di 450mila euro. Bluff e false promesse fino al baratro del calcio dilettanti. Il sindaco: "Sono disgustato".

Ancona, una città nel pallone. Debiti non pagati: addio serie C. Sfila la rabbia per il tradimento

Ancona, una città nel pallone. Debiti non pagati: addio serie C. Sfila la rabbia per il tradimento

Alla fine la tigre della Malesia, invece di azzannare è fuggita a zampe levate. Scomparsa, svanita nel nulla insieme ai sogni di una città intera che ha dovuto subire per la quarta volta negli ultimi venti anni l’onta di non iscrivere la propria squadra di calcio, simbolo supremo dello sport cittadino, a un campionato professionistico.

Ancona in questi giorni sta vivendo uno psicodramma collettivo. La colpa è tutta della società capeggiata da Tony Tiong. Un malese spacciato come facoltoso imprenditore nell’aprile del 2022 e dato in pasto a una piazza affamata di calcio e legatissima al suo club: 119 anni di storia, due apparizioni in serie A, una finale di Coppa Italia persa contro la Sampdoria, una tifoseria tra le più appassionate con amicizie importanti, come Napoli, Spal, Genoa. Ancona si è ritrovata dal giorno alla notte senza la squadra iscritta alla C nel modo più sanguinoso possibile: il giorno stesso in cui scadevano i termini per l’iscrizione (era il 4 giugno), è saltato fuori che mancavano 450 mila euro, ovvero le mensilità di marzo e aprile non corrisposte a giocatori, allenatore, staff tecnico e dipendenti. Una cifra neppure così elevata se pensiamo ai numeri roboanti del calcio. Eppure tale da tagliare le gambe all’Ancona. Soldi indispensabili per l’iscrizione: la Lega Pro non tollera ritardi sui pagamenti. La Covisoc nei prossimi giorni decreterà l’esclusione dell’Ancona da una C riconquistata dopo anni di umiliazioni nei campi dilettantistici.

Se questo è il finale, va detto che lo psicodramma vero sta tutto in quello che ha portato a questo punto. La sera del 4 giugno, infatti, davanti alla sede dell’Ancona c’erano centinaia di tifosi in ansia. Le voci circolate nel primo pomeriggio, erano diventate in serata presagi agghiaccianti. A mezzanotte una delegazione degli ultrà, fatta entrare negli uffici dell’Ancona, era uscita con una notizia che poteva far ben sperare: i 450mila euro erano stati coperti da bonifici. Fatti da chi? Da nessuno. Un bluff colossale, amaro, il più paradossale e grave. Bonifici che il 5 giugno non potevano in alcun modo essere retrodatati. Dal club speravano la mattina seguente di poter forzare la mano con le banche. L’ultimo bluff. Da quell’istante la furia di una città è esplosa come non mai. Striscioni pesantissimi di contestazione alla società, nel frattempo sparita dalla circolazione, un’ondata impressionante di messaggi social in cui la parola d’ordine è stata "tradimento".

Persino il sindaco, Daniele Silvetti, ha perso il suo naturale aplomb. "Sono disgustato" da chi è sparito, ha detto a caldo. Ieri mattina il primo cittadino ha convocato l’amministratore delegato dell’Ancona, Roberta Nocelli e il socio di minoranza, Mauro Canil. Su invito del questore, l’incontro si è tenuto fuori città (poi si è saputo a Jesi), per evitare spiacevoli sorprese. Silvetti ha fatto appello alla città e all’imprenditoria e non solo per tentare di salvare l’Ancona.

Un patrimonio non solo sportivo. Racchiude in sé la vita di migliaia di persone, le speranze delle famiglie che portano i loro ragazzi nelle scuole calcio che paradossalmente, proprio in questo momento sono il fiore all’occhiello del club: la Primavera ha addirittura conquistato la promozione in serie A 3 nazionale. Con la perdita del professionismo e l’ombra nefasta di un fallimento, tutto potrebbe sparire. Proprio come Tiong che dall’Asia sta mandando messaggi ai calciatori promettendo di saldare gli stipendi. Ancona ha chiesto rispetto. E’ stata troppo oltraggiata. Quattro esclusioni in vent’anni, eppure i tifosi anconetani, gente dalla scorza dura, ieri hanno manifestato in corteo. Migliaia di persone in centro. "Deve essere un evento della città" aveva annunciato il sindaco. Che ieri sera era in testa al corteo. Insieme a lui famiglie con i ragazzi delle scuole calcio, appassionati, gli ultrà della curva. Il finale è tutto da scrivere. Si spera in una nuova società che possa ripartire dalla serie D, con facce nuove e serie. "Cara signora Nocelli, scrive Nicolò, un bambino della scuola calcio – lei ci ha portato via tutti i sogni. Dovreste vergognarvi".