SILVIA SANTINI
Cronaca

Anziani truffati: in carcere. Si spacciavano per militari

Misure di custodia per due napoletani accusati di 40 colpi in tutta la provincia. Le indagini partite dal raggiro di una 83enne di Osimo, derubata dei gioielli.

Anziani truffati: in carcere. Si spacciavano per militari

Anziani truffati: in carcere. Si spacciavano per militari

La vittima preferita era la donna anziana che vive da sola, facile preda dei loro trucchi. Di truffe ne hanno messe a segno 40, o meglio, 37 perché tre sono sfumate. L’importo delle somme sottratte si aggira attorno ai 200mila euro e non è coperto da assicurazione. I militari del Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia di Osimo, assieme ai colleghi delle Compagnie di Napoli-Centro e Napoli-Bagnoli, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere proprio a Napoli nei confronti di un 38enne e del suo complice di 45 anni, entrambi di origine campana. Sul loro capo pende l’accusa di truffa aggravata continuata ai danni di persone anziane. Entrambi gli arrestati, già noti alle forze di polizia, sono stati portati nella casa circondariale di Napoli Poggioreale. Il provvedimento, emesso dal gip del tribunale di Ancona, è scaturito dopo le indagini svolte dai carabinieri di Osimo, avviate nel novembre scorso, da una truffa in particolare ai danni di una 83enne osimana che si era vista richiedere, e aveva consegnato, gioielli del valore di 500 euro. Erano "necessari", le avevano detto, per pagare una sanzione amministrativa per una contravvenzione al codice della strada commessa dal nipote. Partendo da questo episodio, le investigazioni hanno evidenziato che i due complici, dai primi giorni di novembre 2023 e in soli quattro mesi, si erano resi responsabili di quelle 40 truffe commesse nelle Marche, in Abruzzo e in Puglia. In provincia di Ancona in particolare hanno colpito nello stesso capoluogo, A Fabriano, Jesi, Osimo, Falconara Marittima, Montemarciano, Loreto, Filottrano e Cerreto d’Esi. Per le trasferte dalla Campania venivano usati veicoli sempre differenti, prevalentemente auto di grossa cilindrata prese a noleggio. Il "modus operandi" era sempre lo stesso: un complice, con base a Napoli, contattava le vittime su un telefono di rete fissa e, dopo essersi qualificato come maresciallo dei carabinieri, finanziere oppure come dipendente di un ufficio postale, riusciva a convincere le vittime che avrebbero dovuto consegnare a un collega soldi o gioielli necessari per pratiche burocratiche, spese legali o risarcimenti, per incidenti stradali patiti da qualche loro parente, in realtà mai avvenuti. Il ruolo delle due persone tratte in arresto era proprio quello di recarsi a case delle donne e prelevare i soldi o i gioielli, fino al valore della somma precedentemente pattuita dal complice al telefono. Uno dei due faceva da autista e "palo", l’altro si occupava materialmente della riscossione, per poi dileguarsi. Sono ancora in corso le indagini per identificare i complici che si occupavano di fare le telefonate, sempre molto attenti nell’utilizzare schede sim ogni giorno differenti e intestate a persone inesistenti o estranee ai fatti.