Bar del Duomo: il futuro è un rebus. Permessi, verso una nuova proroga

Il ristoratore Ambrosio potrebbe andare avanti nell’idea del bar, ma con un progetto diverso da quello iniziale. I costi sono lievitati e l’imprenditore non sarebbe più disposto a investire una cifra aumentata troppo.

Bar del Duomo: il futuro è un rebus. Permessi, verso una nuova proroga

Bar del Duomo: il futuro è un rebus. Permessi, verso una nuova proroga

Il futuro del bar del Duomo a un bivio. Il 31 marzo scorso, nel giorno della festività pasquale, è scaduta la proroga del permesso a costruire nei confronti di Antonio Ambrosio, co-titolare del ristorante Giardino e della Cantinetta del Conero. Stando ad alcune indiscrezioni lo stesso Ambrosio potrebbe aver richiesto un’ulteriore proroga del permesso a costruire che secondo quanto stabilito dalla norma dovrebbe avere una durata semestrale stavolta. Il condizionale per ora resta d’obbligo e solo nei prossimi giorni sarà possibile avere la conferma ufficiale. Nelle scorse settimane una robusta delegazione del Comune – sindaco Silvetti più tre assessori – ha incontrato i vertici della Soprintendenza di Palazzo del Senato proprio sul tema del Bar del Duomo. La seconda proroga, quella scaduta tre giorni fa, era stata concessa dal Comune ad Ambrosio esattamente un anno fa. C’era, ed era concreta, la possibilità che il ristoratore anconetano, dopo anni di concessioni pagate (12mila euro l’anno dal momento in cui ha iniziato il suo iter, rallentato dalle varie pratiche burocratiche che hanno coinvolto anche la Soprintendenza unica delle Marche oltre al Comune), potesse recedere dalla concessione e abbandonare il progetto a causa dell’aumento dei costi globali. Secondo quanto è stato possibile ricostruire, al contrario, Ambrosio potrebbe andare avanti con l’obiettivo, ancora lontano e poco chiaro, di avviare l’attività sulle ceneri del vecchio Bar del Duomo e di anni di stop e di abbandono dell’area con vista sul porto e sulla città. Forse con un piano diverso rispetto a quello stabilito, con dimensioni ridotte, magari solo bar e non più anche ristorante e tutto il resto. Il progetto di recupero dell’area da riconvertire in attività di somministrazione, nel corso degli ha seguito un lungo iter legato alle prescrizioni di legge richieste dalla Soprintendenza. Alla fine sono arrivati gli ok necessari, ma nel frattempo il mondo è finito nel vicolo cieco della pandemia prima, dei conflitti internazionali poi e della crisi globale che ha fatto schizzare i prezzi. I costi generali dell’opera sono più che raddoppiati rendendo complicato rispettare i dettami previsti dal progetto. Nel caso in cui l’imprenditore decidesse di mollare la presa il bene tornerebbe nelle mani del Comune che, a quel punto, potrebbe decidere di rifare un bando pubblico per l’affidamento del sito.