NICOLÒ MORICCI
Cronaca

Cagli, ebreo e gay rivive a New York. L’artista fuggito durante il fascismo

A 48 anni dalla morte del pittore anconetano, Il Cima lo ricorda con una serie di opere e scatti imperdibili

Cagli, ebreo e gay rivive a New York. L’artista fuggito durante il fascismo

Cagli, ebreo e gay rivive a New York. L’artista fuggito durante il fascismo

Fuggì da Ancona perché gay ed ebreo: una mostra per Corrado Cagli. A New York, l’allestimento che ricorda il pittore anconetano che il prossimo 23 febbraio avrebbe compiuto 114 anni. Morto all’età di 66 anni, Cagli – all’epoca – fu duramente criticato per aver preso parte a dei progetti commissionatigli dal regime di Benito Mussolini. A distanza di 48 anni dalla sua scomparsa, una mostra al Cima di New York lo ricorda con una serie di opere e di scatti, alcuni dei quali lo ritraggono nel suo studio americano al fianco dei più alti nomi di allora: dal fotografo Cartier-Bresson al compositore russo Stravinskij, passando per la ballerina del City Ballet, Tanaquil Le Clercq.

Costretto a lasciare la ´sua´ Ancona durante il fascismo, per via delle leggi razziali e del clima ostile verso le minoranze, omosessuali compresi, Cagli si trasferì negli Stati Uniti. La mostra, dal titolo ´Transatlantic Bridges: Corrado Cagli, 1938-1948´ è curata dal professor Raffaele Bedarida (università Cooper Union). L’intento è fare luce su quello che viene definito "l’affascinante viaggio umano ed intellettuale intrapreso da Cagli durante gli anni americani, tra il 1938 ed il ‘48, approfondendo gli aspetti della sua vita degli anni ’30, quando fu costretto a lasciare il suo paese natale per sfuggire alla censura e alla persecuzione".

Il pittore fu attivamente coinvolto in progetti pubblici commissionati dal regime fascista italiano. Dopo il ‘37, il lavoro dell’ebreo attirò feroci critiche da parte dei soggetti reazionari all’interno dell’establishment fascista. Quale artista ebreo e apertamente omosessuale, divenne bersaglio di attacchi virulenti, soprattutto all’indomani della promulgazione, in Italia, delle leggi razziali del ‘38. Così, scelse di lasciare la sua terra e cercare rifugio negli Usa. Qui, divenne una figura influente nel milieu culturale ed artistico degli emigrati a New York. Trovò rispondenza nell’ambiente neoromantico facente capo alla Julian Levy Gallery e al Wadsworth Atheneum, fu attivo nell’ambiente dei surrealisti anti-bretoni della rivista View e divenne protagonista di un momento fondamentale della cultura gay di New York, collaborando con artisti coinvolti con la Ballet Society e con Harper’s Bazaar, ed esponendo alla galleria di Alexander Iolas. Durante i suoi 10 anni di permanenza all’estero, continuò a produrre ed esporre disegni, che gli permisero di interrogare e criticare la retorica fascista. Mentre infuriava la Seconda guerra mondiale, si arruolò nell’esercito americano, svolgendo addestramento sulla costa occidentale, prima di tornare in Europa per partecipare a eventi storici, quali il D-Day e la liberazione del campo di concentramento di Buchenwald. A fine conflitto, giocò un ruolo cruciale nel ristabilire i legami culturali tra Italia e Usa, collaborando con il MoMA, Irene Brin e la galleria romana ´L’Obelisco´. La nuova mostra del Center for Italian Modern Art (Cima), che include disegni, dipinti, foto ed ephemera, non esplora solo i temi della guerra, dell’esilio e della discriminazione, ma mette anche in luce il poliedrico impegno dell’anconetano con l’ambiente surrealista e neoromantico della Grande Mela. E se il Cima si dice "onorato ed orgoglioso di esibire il lavoro di un artista straordinario", Ancona – che probabilmente, in un altro contesto, lui non avrebbe mai lasciato – si dovrebbe interrogare sul perché una figura storica e di spicco come Cagli sia rimasta nell’ombra. E forse lo sia ancora.