"E’ carta straccia. Noi andiamo avanti"

Il Consiglio di Stato conferma la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge, suscitando timori e scetticismo. Le reazioni variano tra chi teme conseguenze gravi e chi minimizza l'impatto, sottolineando la necessità di una trattativa politica per il settore balneare.

"E’ carta straccia. Noi andiamo avanti"

"E’ carta straccia. Noi andiamo avanti"

C’è chi la teme ma anche chi è fortemente scettico in merito agli effetti della sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge al 31 dicembre dello scorso anno, obbligando così le amministrazioni a disapplicare eventuali deroghe concesse. "Una sentenza che è carta straccia – dice Luca Paolillo, presidente dell’associazione bagnini Riviera del Conero e gestore dello stabilimento balneare Taunus a Numana – Non vedo dove sia la novità, non è ’valida’, una sola sentenza non può cancellare tutto, cambiare quanto stato detto e fatto finora. Non lo dico io, lo dicono fior di avvocati. Insomma secondo me e tanti altri la situazione non è così tragica come ce la stanno mettendo. Ci troviamo piuttosto di fronte a un caso di terrorismo psicologico". Parole forti da parte di chi questa battaglia la sta combattendo da tempo ormai. A Numana e Sirolo hanno tutti le concessioni con scadenza al 2033. La maggior parte dei Comuni infatti si era fatta forte della prima decisione e le aveva rinnovate. Gli anni sono passati e sempre più forte è diventato il braccio di ferro tra gli stabilimenti di tutta Italia, il Governo e gli enti sovraordinati europei. "Certo, non sarà semplice adesso, il governo dovrà intavolare una trattativa con la comunità europea, serve costanza politica – ha continuato Paolillo – ma noi andiamo avanti, come sempre nel nome del turismo, per coloro che ci lavorano e quelli che i nostri litorali d’estate li vivono e li devono vivere sereni". In ogni caso anche questa in arrivo sarà un’estate dal sapore incerto. In ballo c’è tanto, il futuro del settore balneare e di decine di centinaia di piccole aziende a conduzione familiare che vivono da anni con appesa la spada di Damocle della direttiva Bolkestein.

si.sa.