"Ecco il mio film vincente a Cannes"

Il produttore anconetano Paolo Maria Spina ha conquistato il Grand Prix della Giuria con una sua pellicola

"Ecco il mio film vincente a Cannes"

"Ecco il mio film vincente a Cannes"

Un anconetano trionfa a Cannes. E’ il produttore Paolo Maria Spina, che con "All We Imagine as Light" di Payal Kapadia ha conquistato il Grand Prix della Giuria.

Spina, un grande risultato che non capita tutti i giorni. Cosa rappresenta questo riconoscimento?

"Ci vuole tanta fortuna, oltre alla costanza e alle competenze specifiche nel ricercare buoni progetti. E’ un lavoro strano il nostro: alcuni film sui quali si punta molto a stento vengono selezionati dai festival di serie A. Altri su cui inizialmente si hanno tante perplessità sono capaci di exploit impensabili. A Cannes, nella sezione ‘Un Certain Regard’, avevamo anche ‘Viet and Nam’, co-prodotto con Vietnam, Singapore, Filippine e Taiwan, e già venduto in tanti Paesi, e altri due progetti in sviluppo, selezionati per gli incontri ufficiali di coproduzione. Come distribuzione Europictures abbiamo anche preso il nuovo film di Cronenberg, e il doc biopic su Truffaut".

Cosa l’aveva convinto a investire sul film?

"Il progetto in sviluppo era al Torino Film Lab nel 2021, dove mi invitano sempre per visionare i work in progress selezionati. La sceneggiatura era divertente, fresca, universale. Inoltre la regista aveva realizzato un documentario molto bello, ‘A Night of Knowing Nothing’, premiato a Cannes, Toronto, Amsterdam... Per cui l’abbiamo seguito quasi 3 anni, per poterlo distribuire con Europictures in Italia. Il distributore internazionale francese è lo stesso di ’Behind the Mountains’, che avevo in selezione ufficiale a Venezia l’anno scorso".

Cosa pensa abbia colpito la giuria?

"Suppongo che la presidente Greta Gerwig abbia voluto lasciare un suo segno, molto femminile. Film di grandi autori e dal budget spaventoso, non hanno ricevuto riconoscimenti. Capita raramente, ma è stato un palmares abbastanza equilibrato".

Se dovesse convincere il pubblico a vedere il film?

"Lo inviterei su youtube a cercarsi il trailer. Sono sicuro che invoglierebbe chiunque. La storia è di emancipazione femminile in India, ma è comprensibile a livello universale. Le protagoniste, due infermiere di Bombay, sono coinvolte in situazioni d’amore impossibili, alla ricerca di posti dove poter fare l’amore col proprio amante. Un giorno partono verso una località di mare, uno spazio finalmente libero per i propri desideri. Qui la foresta mistica diventa un luogo magico in cui i loro sogni possono svelarsi".

Come anconetano c’è sempre l’impegno a portare produzioni dalle nostre parti?

"Sempre meno. Non vedo una linea editoriale riconoscibile da parte degli enti pubblici preposti, malgrado gli ingenti finanziamenti ottenuti, che comunque rappresentano un merito rispetto al passato. Ma cosa succederà quando saranno esauriti? Cosa resterà sul territorio? Inoltre prendo atto di scelte che non favoriscono progetti co-produttivi internazionali, elaborati non solo per il pubblico locale o italiano, ma anche europeo. Per cui io e molti colleghi italiani non abbiamo le Marche come location privilegiata a cui rivolgere particolare attenzione, bensì le solite regioni più evolute e poco altro".

Raimondo Montesi