"Ecco il mio libro sull’amicizia"

Si chiama ’La casa delle parole’ l’ultimo romanzo dell’ex assessore Marasca: "Nasce da una storia vera"

"Ecco il mio libro sull’amicizia"

"Ecco il mio libro sull’amicizia"

Un libro tratto da una storia vera, che racconta la tragedia vissuta da Giuseppe, filosofo e psicoterapeuta. Un ictus compromette infatti la sua facoltà di parola. A lui, d’ora in avanti, le parole gli usciranno a caso. Saranno i suoi amici di una vita a prendersi cura di lui, mentre il mondo scientifico ne prende le distanze. "L’amicizia è il sentimento più importante della mia vita". Si chiama ‘La casa delle parole’ l’ultimo lavoro di Paolo Marasca. L’assessore comunale alla cultura uscente ha così firmato il suo terzo romanzo edito da Milieu. Disponibile in tutte le librerie, il libro è un lungo viaggio interiore e reale alla ricerca di nuove e fragili forme di relazione. Un libro sull’amicizia, sull’accoglienza, e sul desiderio che cerca la sua strada, nonostante tutto. Tratto da una storia vera, come racconta lo stesso Marasca, è dedicato a Pino, "un mio amico che è il protagonista della storia da cui nasce il romanzo. Nella mia vita, l’amicizia è tutto – continua –. Sono stato fortunato ad essere educato da genitori che sin da subito mi hanno insegnato l’importanza di questo sentimento. Personalmente, ho avuto (e continuo ad avere) amicizie importantissime".

Un racconto, questo, la cui scrittura non è stata facile: "Mi ci sono buttato a capofitto durante il periodo del coronavirus, perché fare l’assessore è un ruolo particolarmente impegnativo. Il mio primo libro è uscito nel 2010 e il secondo nel 2013. Non ho più scritto fino a due anni fa – prosegue Marasca – poi è arrivato il covid e ho approfittato della quarantena per scrivere". Questo più di altri, è un libro che tratta di parole, del loro utilizzo, della loro importanza. "Le parole sono fondamentali. Io sono una specie di grafomane, scrivo in continuazione, prendo appunti costantemente e ho sempre lavorato con le parole sin da quando ero ragazzo, esercitando il gesto dello scrivere in tutto ciò che facevo". Chiediamo quale sia la parola più cara a Marasca e quella che, al contrario, gli ha fatto più male nella sua vita: "Questa è una domanda difficile. Il concetto a cui sono più legato è quello di amicizia. Riguardo le parole, beh, ce ne sono tante a cui sono affezionato, ma la parola è come un quadro. Solo quando è davanti a te, ti accorgi di quanto sia esteticamente bella".

È stata una frase quella che lo ha ferito di più: "Una frase fatta di due parole: ‘portato via’. Mi è stato detto che mi avevano portato via delle cose che per me erano importanti". Che i silenzi valgano di più dei discorsi? "Non lo so, dipende da come vengono usate le parole. I silenzi possono parlare più (o meno) dei discorsi. E le persone possono parlare in tanti modi. Anzi – si corregge – direi piuttosto che le persone possono esprimere sé stesse (e il proprio desiderio) anche in assenza di parola. Con la parola è tutto più difficile, noi uomini parliamo, siamo immersi nel linguaggio e questo complica le cose. Oggi, poi, c’è una inflazione di parole e l’inflazione fa perdere il valore delle parole". Se in politica le parole vengono ritenute più importanti delle azioni? "In quel campo, sono essenziali sia le parole sia le azioni. Senza azioni, le parole sono vuote. Se nella vita quotidiana le parole sono anche azioni, in politica le parole devono corrispondere a qualcosa che si fa".

Nicolò Moricci