"Ecco la famiglia reale tra rivalsa e violenza"

Filippo Dini da domani a domenica al teatro delle Muse con "Agosto a Osage County" nel ruolo di regista e protagonista del lavoro di Letts

"Ecco la famiglia reale tra rivalsa e violenza"

"Ecco la famiglia reale tra rivalsa e violenza"

L’inferno sono gli altri, scriveva Sartre. Spesso è così, e il brutto è che a volte per ‘altri’ non si intende gli estranei, ma le persone a noi più vicine. I nostri stessi familiari.

Deve averci pensato Tracy Letts, autore di ‘Agosto a Osage County’, dramma che va in scena da domani (ore 20.45) a domenica al Teatro delle Muse di Ancona, in esclusiva regionale. Un testo che è già un classico contemporaneo.

A Letts ha fruttato il Premio Pulitzer, e il film che ne è stato tratto, ‘I segreti di Osage County’, ha avuto grande successo.

La versione italiana è diretta da Filippo Dini, impegnato anche come attore al fianco di eccellenti interpreti come Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia, Orietta Notari e Fabrizio Contri.

Dini, possiamo citare la classica espressione di ‘gioco al massacro’ riguardo alla famiglia raccontata da Letts?

"Diciamo innanzitutto che questa è una famiglia definita ‘disfunzionale’. Il capofamiglia è alcolizzato, la madre è dipendente dai farmaci. Ogni rapporto è portato all’eccesso, piccole e grandi frustrazioni vengono scaricate sui figli e sui nipoti, generando altrettante ferite, e infelicità. Letts non porta certo in scena quel vago ideale di famiglia a cui molti ancora pensano".

Eppure in tanti partecipano ai ‘Family day’.

"La cronaca e la quotidianità spesso ci forniscono esempi di famiglia non ideale. Nella nostra epoca siamo arrivati a un punto di grande confusione. Nel rapporto tra uomo e donna c’è ancora mancanza di parità. Ciò crea una sempre maggiore frustrazione. Nell’uomo, per millenni colonna portante della storia, l’incertezza si trasforma in rabbia. Il gioco al massacro avviene in tante famiglie. Capita che alla fine dello spettacolo qualche spettatore ci racconta cose anche peggiori di quelle descritte da Letts".

Addirittura.

"E questo nonostante il fatto che nella famiglia di Osage County tutto è esasperato dalle dipendenze da alcol e farmaci. E’ una famiglia che si riunisce per un lutto. L’occasione diventa una resa dei conti. La storia è molto americana, ma comunque universale. Riguarda ognuno di noi. Tutti ci si possono riconoscere. In poche battute i personaggi raggiungono un grado di ferocia, un senso di rivalsa che può sfociare anche nella violenza. A volte basta un niente, come si suol dire".

Violenza troppo spesso fatale. Basti pensare ai femminicidi.

"Sì, ma fin quando consideriamo il maschio omicida un mostro non risolviamo nulla. Va punito, ma bisogna chiedersi cosa può far arrivare un uomo a essere un assassino. Manca una ‘trattativa’. Prima c’era il pater familias che dominava sulla donna. I tempi sono cambiati, ma le donne continuano a non avere parità. Senza contare la mercificazione che si fa di loro, come dimostra la televisione. A volte il maschilismo è anche nelle donne, inconsapevolmente. Io ho due figlie, e capita che mi confronti con le madri di chi va a scuola con loro. Sulla chat delle mamme, per la festa della donna, c’è chi ha scritto: oggi ci meritiamo un ‘come sei magra’. Mi sembra un modo per ucciderla, la festa della donna".

Uno spettacolo ‘duro’, quello che lei dirige e interpreta?

"Duro ma scritto con ironia. Nel restituire una storia tremenda sa essere persino divertente, proprio per la sua ferocia e crudeltà".

Raimondo Montesi