MARINA VERDENELLI
Cronaca

Il caso in tribunale: "Faceva un doppio lavoro". Ma il medico viene assolto: "E’ la fine di un incubo"

La segnalazione di un privato cittadino aveva fatto partire le indagini. Era accusato di aver attestato falsamente la sua presenza in servizio.

Il caso in tribunale: "Faceva un doppio lavoro". Ma il medico viene assolto: "E’ la fine di un incubo"

Il caso in tribunale: "Faceva un doppio lavoro". Ma il medico viene assolto: "E’ la fine di un incubo"

Aveva due posizioni lavorative, una come dirigente medico nel reparto di Riabilitazione dell’ospedale di Fabriano e l’altra come libera professione intramoenia (al di fuori del normale orario di lavoro) come medico privato al presidio di Sassoferrato dove si recava due volte alla settimana. La segnalazione di un privato cittadino, arrivata ai carabinieri di Fabriano, aveva fatto partire una informativa in Procura in cui il dottore è stato accusato di truffa aggravata ai danni dell’Asur (oggi Ast) e di aver attestato falsamente la sua presenza in servizio non smarcando il cartellino per spostarsi da una struttura all’altra e il cui tragitto richiedeva almeno 30 minuti di tempo. Un ipotetico furbetto che solo dopo sette anni si è visto riconoscere che "il fatto non sussiste".

Il medico, un 70enne di Sassoferrato oggi in pensione, è stato assolto ieri dalla giudice Maria Elena Cola del tribunale di Ancona con formula piena. Una macchia che si cancella nella carriera del dottore, difeso dall’avvocato Giuliano Natalucci che nella sua arringa ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito rivendicando quanto sostenuto dall’imputato nel corso del processo e cioè che l’attività di medico per il pubblico impiego il 70enne la svolgeva in entrambe le strutture. In ospedale lo faceva in reparto mentre nel presidio di Sassoferrato in ambulatorio dove capitava spesso che doveva mettere gli holter pressori ai pazienti e poi toglierli. Tutto questo mentre esercitava, nello stesso presidio, anche la libera professione.

Stando alle accuse che lo hanno tenuto a giudizio, mantenendo sempre il suo posto di lavoro, il dirigente medico avrebbe prestato servizio contemporaneamente sia all’ospedale di Fabriano che al presidio di Sassoferrato smarcando il cartellino in entrata nel primo e in uscita nel secondo. Dalla ricostruzione dei carabinieri, che hanno indagato dopo la spiata fatta dal privato cittadino che poneva dubbi sulla condotta del professionista, il 70enne avrebbe smarcato il badge a Fabriano effettuando prestazioni intramoenia a Sassoferrato come libera professione per il controllo della pressione sui suoi pazienti e anche visite geriatriche. Poi timbrava a fine giornata a Sassoferrato. Tutto questo sarebbe andato avanti dal 2015 fino al 2017 quando è partita la denuncia anonima e percependo indebitamente quasi 4mila euro pari al tempo speso per spostarsi da una struttura all’altra ed effettuare le prestazioni. Una retribuzione extra che per l’accusa non andava conteggiata.

Circostanze tutte smentite dall’imputato anche quando è stato sentito in aula in una precedente udienza. L’Asur si era costituita parte civile ma non ha mai sospeso il dottore dalla posizione. A fine 2023 il 70enne è andato in pensione. Per il professionista la fine di un incubo. "Fatti e situazioni erano inesistenti – commenta l’avvocato Natalucci – infatti tutto è partito dalla segnalazione di un cittadino non dai dubbi avuti dall’azienda sanitaria stessa. Sassoferrato era un luogo dove poteva esercitare la libera professione e vedere anche pazienti per la professione pubblica. Ha sempre rispettato gli orari di lavoro e lo spostamento di viaggio da una struttura all’altra era compreso".