Il Comune condannato. Bilancio, un’altra grana

Una sentenza di primo grado obbliga l’amministrazione a pagare subito 30mila euro. Al centro del contendere c’è l’ex sede della GalvanoTecnica in via Don Bosco.

Il Comune di Ancona, e dunque i cittadini dorici, dovranno sostenere il pagamento previsto da una sentenza di primo grado che ha condannato l’amministrazione in solido. Si tratta di una somma di 30mila euro scaturita da una storia datata addirittura 2010, all’epoca della giunta comunale guidata da Fiorello Gramillano. Al centro del contendere c’è l’ex sede della GalvanoTecnica, la cui sede all’epoca era in via Don Bosco, nel cuore del quartiere del Piano tra corso Carlo Alberto e via Giordano Bruno. Una ditta su cui pendevano le preoccupazioni dei residenti per motivi ambientali (inquinamento da cromo esavalente) e che prima è stata chiusa e poi acquisita a titolo gratuito dall’amministrazione comunale che successivamente, nel 2014, quando nel frattempo la giunta era cambiata, ha dato il via libera al progetto di bonifica ambientale del sito. Un intervento assai oneroso, quasi 1 milione di euro che però ha avuto degli strascichi che di fatto hanno portato alla situazione attuale.

"Durante i lavori al tempo – ha detto in commissione l’assessore ai Lavori pubblici, Stefano Tombolini, coadiuvato dal dirigente del servizio, l’ingegner Stefano Capannelli – qualcosa è andato storto. Sono sorti dei problemi evidenziati da un residente attiguo all’ex GalvanoTecnica che ha denunciato l’amministrazione e i tecnici della ditta (ma non i progettisti) chiedendo un risarcimento danni. Il giudice ha condannato il Comune a pagare un terzo della cifra prevista, 13mila euro, salita poi con tutti gli oneri previsti, a 30mila euro".

La sentenza di primo grado è stata impugnata dall’amministrazione comunale e adesso si andrà in appello, ma intanto il Comune è stato condannato a pagare subito quella cifra alla parte lesa. Un pagamento inatteso che ha bisogno di una piccola variazione per ‘debito fuori bilancio’, da qui il passaggio obbligatorio in commissione e poi domani l’approdo in consiglio per la ratifica.