MARINA VERDENELLI
Cronaca

Ilaria Maiorano è stata vittima di una mattanza: corpo lavato e rivestito dopo il delitto

In tribunale la ricostruzione agghiacciante dell’assassinio di Ilaria Maiorano: "C’era sangue ovunque"

In tribunale la ricostruzione del delitto di Osimo; nel riquadro la vittima, Ilaria Maiorano

In tribunale la ricostruzione del delitto di Osimo; nel riquadro la vittima, Ilaria Maiorano

Osimo (Ancona), 20 gennaio 2024 – L’aggressione è iniziata in salotto dove sarebbe stata colpita due volte, poi è proseguita nell’antibagno, da lì si è chiusa dentro la camera da letto delle bambine dove ha cercato di trattenere la porta che però è stata sfondata. In un angolo vicino alla finestra è stata aggredita di nuovo, più volte, sbattuta su uno spigolo, con più colpi tanto che si e sganciata una tenda.

La vittima ha aperto la finestra, forse nel tentativo di chiedere aiuto o di scappare attraverso quella ma è stata finita dentro quella camera dove è stata poi trovata su due letti forse riuniti successivamente, supina, con il volto tumefatto e i lividi in tutto il corpo.

E’ la ricostruzione agghiacciante che ieri è stata fatta in aula, al tribunale di Ancona, del delitto di Ilaria Maiorano, la donna di 41 anni trovata morta l’11 ottobre 2022, nell’abitazione di Padiglione di Osimo, in via Montefanese. A farla, con tanto di proiezione al monitor delle foto della scena del delitto, è stato un investigatore della Scientifica dei carabinieri di Ancona. In tribunale è partito il processo, davanti alla Corte di Assise, a carico del marito della donna uccisa, Tarik El Ghaddassi, 42 anni, marocchino. L’uomo era in aula e non ha batturo ciglio davanti a quelle immagini proiettate della moglie morta. E’ accusato di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà, dai futili motivi, dai maltrattamenti, dalla presenza delle figlie minorenni e da quella di aver commesso il fatto durante l’esecuzione di una pena visto che era agli arresti domiciliari. Per l’accusa l’uomo ha ucciso la moglie di botte, dopo una lite scoppiata in casa già la sera prima. L’investigatore ha parlato di un corpo "che è stato lavato dopo il delitto, nella doccia del bagno, poi rivestito ma in maniera disordinata tanto che il reggiseno non era calzato correttamente e lo slip era arrotolato".

I capelli di Ilaria, la mattina del ritrovamento, erano bagnati e odoravano di disinfettante. La stanza delle bambine sarebbe stata riordinata dopo l’omicidio, come altre della casa "alterando gli ambienti". La camera matrimoniale invece usata per nascondere coperte e cuscini sporchi di sangue. Riordinata anche la sala da pranzo. Vestisti sporchi e oggetti entrati a contatto diretto con le ferite della vittima sono stati invece portati fuori, forse anche lanciati dal piano superiore, nella zona della lavanderia. In casa il sangue è stato trovato ovunque, anche dietro ai mobili e persino arrivato al soffitto. In molti punti, lo ha evidenziato sempre l’esperto della Scientifica, le macchie di sangue sono state diluite dai muri, "grattati con la carta vetrata nel tentativo di eliminarle".

In un cestino è stato rinvenuto un flacone di un detersivo disinfettante quasi vuoto. Sul corpo della vittima trovati pezzi di cipolla e tra i capelli molti frammenti di legno. Uno scenario da massacro. In aula e stata ascoltata anche la psicoterapeuta che ha valutato lo stato delle due figlie minori della coppia. A suo dire hanno assistito al massacro, "ci sono tutti i segnali che hanno visto e percepito qualcosa di traumatico". Un carabiniere ha riferito su intercettazioni, una della madre di Tarik, che avrebbe detto di sapere come sono andate le cose "ma non le diro mai", e tabulati telefonici nella notte dell’omicidio. Tre telefonate sono susseguite tra un cugino e l’imputato, l’ultima alle 3.32, quando il cugino lo ha raggiunto nell’abitazione di via Montefanese. Perché?