"La mia ’1950’ nata in un alberghetto"

Minghi stasera protagonista del concerto al teatro La Fenice di Senigallia: "Ci saranno anche i nuovi brani"

"La mia ’1950’ nata in un alberghetto"

"La mia ’1950’ nata in un alberghetto"

Una tournée che celebra la carriera di un cantautore, e in particolare il suo brano più bello. Lui è Amedeo Minghi, che stasera (ore 21) porterà al Teatro La Fenice di Senigallia ‘40 anni da 1950’.

Sono passati infatti quattro decenni dall’uscita di ‘1950’, diventata in breve un classico. Ma Minghi presenterà anche alcuni brani inediti che saranno inclusi nel suo nuovo album, in uscita il prossimo autunno. Il concerto è organizzato da Best Eventi. Biglietti sui circuiti Ticketone e Vivaticket, e al botteghino del teatro dalle ore 20.

Minghi, appena lei e Gaio Chiocchio scriveste ‘1950’ vi rendeste subito conto di quello che avevate fatto?

"La canzone nacque in una notte, in un alberghetto, e fu scritta su alcuni pezzi di carta. La mattina andammo in studio per registrarla. Sì, ci accorgemmo che qualcosa era accaduto. Durante il provino c’era chi piangeva. Era una canzone emozionante, straordinaria. Con i produttori decidemmo di lasciarla così com’era. E pensare che a Sanremo fu esclusa dalla serata finale...".

E lei cosa pensò?

"In realtà, facendo questo mestiere già da tempo, ebbi la sensazione che il brano poteva avere successo. In fondo il successo di una canzone dipende dalla coincidenza di tanti fattori".

Dal vivo la riproporrà in modo fedele all’originale? Molti suoi colleghi spesso stravolgono le proprie canzoni.

"Certi brani non possono essere stravolti. ‘1950’ ha una costruzione che non consente molte ‘varianti’. E’ leggermente jazz. Infatti una volta ne feci una versione swingata con un trio jazz".

Oltre ai suoi classici regalerà al pubblico anche alcuni brani inediti, vero?

"Farò tre o quattro canzoni del nuovo album, come ‘Non c’è vento stasera’. E’ il modo per aprire una finestra sul futuro. Uno dei pezzi è dedicato al tema della guerra. ‘1950’ parlava di una guerra che finiva. Oggi nel mondo ci sono tanti conflitti, anche se parliamo solo di due, Ucraina e Gaza".

Ai suoi concerti ci sono anche i giovani, anche se la maggior parte di loro ama musica non sempre di grande qualità.

"La cosa mi preoccupa. Che ricordi musicali avranno i sedicenni, i diciottenni di oggi? Cosa canteranno tra vent’anni? Quelli della mia generazione avevano De Andrè, Lauzi, Tenco, Conte, Battisti, Baglioni. Il livello qualitativo si è abbassato. Ma questo vale per tutto. Basti pensare al cinema. Io andavo a vedere i nuovi film di Fellini, Visconti, Bertolucci, De Sica".

‘1950’ è molto ‘cinematografica’.

"Sì, come una buona parte della mia produzione. Il fatto è che quei film inconsciamente mi influenzavano. ‘Blade Runner’, straordinario, mi ha ispirato la canzone ‘R.E.M.’. Comunque qualche perla c’è anche oggi. In realtà è tutto il mondo della musica a essere cambiato. Basti pensare che una volta i dischi avevano come copertine i disegni originali di gente come Walter Molino e Andrea Pazienza. E c’era la possibilità di collaborare con maestri come Morricone e Bacalov".

Dopo tanti anni c’è ancora l’emozione di salire sul palco?

"C’è, e per me questo significa anche rispetto per il pubblico. Il mio è molto fidelizzato. C’è chi si è sposato con le mie canzoni. E chi ha chiamato la figlia Serenella...".

Raimondo Montesi