CLAUDIO DESIDERI
Cronaca

La ricerca della Politecnica: "Moscioli spariti in certe zone. Vogliamo capire cosa succede"

Intervista al professor Carlo Cerrano che sta seguendo il dossier sui problemi del mitile "Vicino alla Torre facciamo fatica a trovarne quantità sufficienti per fare le nostre analisi".

La ricerca della Politecnica: "Moscioli spariti in certe zone. Vogliamo capire cosa succede"

La ricerca della Politecnica: "Moscioli spariti in certe zone. Vogliamo capire cosa succede"

Comprendere le cause dei problemi legati al mosciolo selvatico è lo studio che la Politecnica delle Marche sta portando avanti insieme alle altre istituzioni che fanno parte del tavolo di lavoro voluto dal sindaco Daniele Silvetti. Il Carlino ha intervistato il prof Carlo Cerrano, professore di Zoologia (Dipartimento della Vita e dell’Ambiente della Politecnica) per conoscere come sta andando la ricerca.

Professore, avete iniziato le sperimentazioni nelle due aree individuate?

"Il lavoro è iniziato. Il problema che stiamo incontrando è che nella zona di interesse davanti alla Torre di Portonovo ci sono difficoltà proprio a trovare i quantitativi di moscioli necessari a fare le nostre analisi. Mentre nell’area del Passetto riusciamo a raccogliere quantitativi utili, a Portonovo abbiamo difficoltà. Se il tempo lo permette torneremo in settimana a fare un ulteriore campionamento".

In che cosa consiste la ricerca?

"Al momento stiamo cercando di fotografare la situazione, capire dove sono, quanti sono, come crescono, se sono contaminati con qualcosa. Studiamo tutti gli aspetti legati alla biologia e all’ecologia della specie e l’idea è quella di avere una fotografia della situazione per poter suggerire una soluzione. Quello che chiediamo alla comunità e ai pescatori é di rispettare le due aree, che dobbiamo formalizzare mancano i permessi ministeriali, e di non prelevare, in queste, i mitili. Abbiamo bisogno di capire cosa succede dove il mosciolo non viene disturbato. Dobbiamo essere sicuri che nessuno, a parte noi, li porti via".

Le due zone saranno segnalate in superficie?

"Quando le definiremo in modo ufficiale saranno segnalate. Ci impegneremo affinché ci sia la massima diffusione dell’informazione tra tutti, con materiale informativo affinché la gente ci aiuti e ci dia supporto nella ricerca".

Quanto durerà lo studio?

"Abbiamo iniziato dopo l’inverno e prevediamo di arrivare a completare almeno un ciclo annuale di sperimentazione".

Si potrà avere un’idea chiara del problema?

"Sicuramente rispetto ad ora che abbiamo poche informazioni si potrà capire meglio. E’ la prima volta che si mette insieme una task force così completa ed eterogenea. Devo dar merito al tavolo voluto dal Comune che ha messo insieme tutte le categorie e gli enti di ricerca interessati che si sono messi a disposizione di un progetto che è importante dirlo, non ha una risorsa dedicata perché c’è la consapevolezza della validità della ricerca. Capire cosa sta succedendo. Noi mettiamo tempo e conoscenze, senza risorse, ma chiediamo una mano a tutti affinché queste aree siano rispettate, nell’interesse di tutta la comunità".

Una sua idea su quello che sta accadendo al mosciolo?

"Sicuramente il cambiamento climatico, la poca disponibilità di cibo per il mitilo, l’innalzamento della temperatura dell’acqua. Crediamo che non sia così semplice la spiegazione. C’è dell’altro e se riusciamo a comprenderlo sicuramente riusciremo a trovare delle soluzioni".