SILVIA SANTINI
Cronaca

Migranti, un fiocco rosa. E’ nata Leyen: è figlia di una tunisina arrivata a bordo di un barcone

L’associazione ospedale umanitario pediatrico di Loreto ospita una sessantina di persone. Metà sono bambini, alcuni in età scolare. Un’altra piccola nascerà i primi di giugno e c’è grande trepidazione.

Migranti, un fiocco rosa. E’ nata Leyen: è figlia di una tunisina arrivata a bordo di un barcone

Migranti, un fiocco rosa. E’ nata Leyen: è figlia di una tunisina arrivata a bordo di un barcone

C’è vita, oltre le sofferenze, le difficoltà, le famiglie spezzate. Quel fiocco rosa appeso pochi giorni fa al cancello dell’Associazione ospedale umanitario pediatrico di Loreto è un segno di speranza. Dà il benvenuto a Leyen, piccola nata in Italia da mamma migrante dalla Tunisia. Gli ospiti sono molti di più oggi rispetto a un anno fa. Ci sono una sessantinadi persone, la metà delle quali (22) sono bambini. Alcuni hanno pochi giorni, altri frequentano i primi anni delle scuole superiori. Un’altra bambina nascerà i primi di giugno, è attesa con trepidazione da tutti.

Sono persone che si stanno integrando anche grazie all’intervento dell’amministrazione comunale di Loreto. I maschietti giocano a calcio, gli adulti frequentano corsi di italiano e diversi papà hanno trovato lavoro. Provengono da diversi Paesi in guerra o in gravi difficoltà economiche e sociali: Libano, Iraq, Armenia, Costa Rica. Sono solo alcuni però degli angoli di mondo presenti in quella struttura di Loreto. Sono arrivati sui barconi, anche al porto di Ancona, o in maniera autonoma pagando un grosso prezzo a livello economico ed emotivo, non sapendo nulla del proprio futuro.

"L’accoglienza e l’impegno continuano. Ringraziamo la Fondazione Caritas di Senigallia che ha messo a disposizione le proprie forze e i propri operatori perché altrimenti da soli non ce la faremmo", dice la presidente Aoupi Nicoletta Tradati. Il nostro è un lavoro costante. Con i loro occhi grandi riempiono di amore i cuori dei soccorritori che se li sono visti arrivare e li hanno accolti. Provvedono con cura affinché abbiano il necessario per stare bene, per tentare di dimenticare l’inferno in terra che hanno vissuto. Un sacerdote che ha accompagnato un gruppo di pellegrini a Loreto ed è passato a salutare gli ospiti qualche giorno fa si è commosso: "Sul cancello ci accolgono piene di gioia tre sorelline dai lunghi riccioli corvini – scrive -. Vengono dalla Tunisia. Sono arrivate su uno dei tanti barconi pochi mesi fa, insieme alla loro mamma. Avevamo paura di non riuscire a comunicare con questi piccoli venuti da lontano. Tutto invece è naturale e spontaneo. Sorrido nel vedere i nostri ragazzotti delle superiori lasciarsi prendere per mano da queste bambine coraggiose. Altri bambini ci sono subito addosso, pieni di vita, fiduciosi nonostante tutto. Un bimbo di circa dieci anni all’inizio resta in disparte". I piccoli si affezionano: "Quando è ora di salutarci ci prende una grande malinconia. Un bambino chiede se proprio nel nostro pullman non ci sia un posto anche per lui. Più di qualcuno dei nostri ha gli occhi lucidi. Questa piccola storia di incontro e accoglienza si è svolta a Loreto, a pochi passi da quella Santa Casa in cui la fanciulla di Nazareth ricevette l’annuncio dell’Angelo". Il lavoro è tanto ma si guarda oltre, ad altri progetti: "Ci piacerebbe anche portare qui bambini malati da altri Paesi, ci stiamo lavorando per capire come fare nel concreto", continua la presidentessa. I piccoli appena arrivati si mettono in fila per avere un paio di scarpe. Non parlano, se non per scambiare qualche parola con le loro mamme. Anche quelle donne non riescono a esprimersi e non è "solo" per la lingua che non comprendono. Hanno sofferto troppo, hanno avuto paura di morire in mare e di non toccare mai terra, anche quella straniera. Hanno visto la fine in volto e ne sono rimaste traumatizzate. La forza però non manca loro, affatto, anzi, in quei volti c’è tutto il coraggio di chi ha tentato l’impossibile per fuggire.