Muore in carcere, si indaga per omicidio colposo

Un 29enne residente nella città della carta è stato trovato senza vita nella cella della casa circondariale di Forlì: aperto un fascicolo

Muore in carcere, si indaga per omicidio colposo

Muore in carcere, si indaga per omicidio colposo

A 29 anni trovato morto nella sua cella a mezzanotte e 48 minuti della notte di Pasqua, domenica: la procura ha disposto l’autopsia e aperto un fascicolo. Il 29enne originario della Tunisia, ha il padre e una figlia di cinque anni nella città della carta dove risulta residente. L’uomo era stato trasferito dal carcere anconetano di Montacuto a quello di Forlì, tre mesi fa, su decisione della direzione carceraria dopo alcuni problemi avuti in cella anche con gli altri reclusi. Si chiamava Mohamed Medi Cherif, per gli amici Momo e ed era in carcere per una misura cautelare per una rapina commessa a Jesi, quasi un anno fa, il 24 aprile dello scorso anno per la quale era stato condannato in primo grado a tre anni di reclusione, sentenza ancora non definitiva.

Aveva minacciato e preso a calci la vettura di un uomo a cui aveva tentato di spillare del denaro. Non si trattava per lui del primo episodio avendo già dei trascorsi anche per reati legati agli stupefacenti ed essendo già stato denunciato più volte. Poco dopo la mezzanotte del 31 marzo "Momo" è stato trovato senza vita nella sua cella del carcere di Forlì. La Procura, con il pubblico ministero Sara Posa, ha disposto l’autopsia che è stata eseguita lunedì e ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. Della morte è stato avvisato sia il difensore dell’uomo, l’avvocato Ruggero Benvenuto, così come il padre della vittima. Il legale ha già chiesto di acquisire la cartella clinica del 29enne morto, comprensiva delle terapie somministrate al detenuto all’interno della casa circondariale. L’avvocato Benvenuto aveva rivolto nelle scorse settimane diverse richieste, interpellando il Sert e cercando di trasferire il suo assistito in una comunità.

Tentativi che però non sono andati a segno in tempi utili. Il tunisino che ha avuto una figlia da una donna con cui ha convissuto per un periodo nella città della carta, infatti avrebbe avuto una grave dipendenza da sostanze stupefacenti. "Bisogna chiarire se le sue condizioni - commenta il legale - fossero compatibili con il carcere". Sono in corso indagini. La difesa era in procinto di presentare l’appello contro la sentenza di condanna per rapina. Il legale, anche su mandato del padre della vittima ha intenzione di chiedere di fare luce sulle cause della morte e di chiarire se si siano verificate tutte le condizioni a tutela dei diritti del detenuto. La salma è ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti.