"Nessuna casa dell’orrore. Mai sospettato di mio marito"

Abusi sessuali e maltrattamenti su pazienti psichiatriche in una struttura di Jesi. Ieri il giudice ha interrogato l’ex assistente sociale arrestata con il compagno.

"Nessuna casa dell’orrore. Mai sospettato di mio marito"

"Nessuna casa dell’orrore. Mai sospettato di mio marito"

"Non c’era nessun clima di terrore per cui non si mangiava o si mettevano pannolini sporchi sul tavolo. Gli abusi di mio marito? Mai sospettato nulla". Ha rigettato tutte le accuse Dina Mogianesi, 78 anni, ex assistente sociale jesina finita in misura cautelare ai domiciliari, mercoledi della scorsa settimana, per maltrattamenti aggravati e lesioni aggravate su 5 donne con problemi psichiatrici che avrebbe accudito in una casa privata di Jesi sotto forma di volontariato. Assistita dal suo avvocato Alessia Barcaglioni ieri ha affrontato l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Carlo Masini, arrivando in tribunale poco prima delle 10. Per un’ora ha risposto alle domande del giudice che l’ha interrogata sulla presunta casa dell’orrore di via del Verziere dove il marito Franco Frantellizzi, 86 anni, avrebbe abusato sessualmente di almeno quattro ospiti, aiutandole a lavarsi sotto la doccia e accudendole nel vestirsi.

Al centro c’è l’inchiesta del pm Andrea Laurino con le indagini della Squadra mobile dorica che hanno portato all’arresto di Frantellizzi per violenza sessuale aggravata (contestata solo lui) e maltrattamenti che gli sono contestati in concorso con la moglie. L’anziano è stato colto in flagranza dai poliziotti il 15 aprile. Avevano piazzato telecamere nell’appartamento dopo le denunce avviate dal dipartimento di salute mentale. Una delle donne abusate aveva iniziato a confidarsi con uno psichiatra di una situazione che sarebbe andata avanti dal 2021 e ha chiesto lei di mettere le telecamere e i microfoni. Mogianesi avrebbe ammesso solo di aver preso per un orecchio una delle degenti poi finita in pronto soccorso con una ferita ma non nell’intento di farle del male. "La mia assistita – ha spiegato l’avvocato Barcaglioni – ha dato chiarimenti, ha contestualizzato la situazione all’interno dell’immobile su cui ha ribadito che si tratta di un privato appartamento che i tutori e gli amministratori dí sostegno erano notiziati di ogni movimento all’interno e di ogni cosa che lì avveniva. Ha rigettato le accuse, ha tenuto a precisare la sua posizione anche in relazione alla situazione del marito e della figlia che sappiamo essere indagata".

L’avvocato difende anche 1’86enne e sulla coppia si limita a dire che "sono provati e dispiaciuti, lo è anche la figlia (faceva la badante nella casa, ndr) per se stessa e per i genitori". Nei prossimi giorni farà istanza al tribunale del Riesame per chiedere un cambio di misura per la sua assistita come l’obbligo di dimora a Jesi o l’obbligo di firma. L’indagine non è ancora chiusa.