"Niccolò ha ragione e mi scuso. Non ho mai rubato né truffato"

La lettera dell’ad Roberta Nocelli: "Sto passando l’inferno, era tutta la mia vita"

"Niccolò ha ragione e mi scuso. Non ho mai rubato né truffato"

"Niccolò ha ragione e mi scuso. Non ho mai rubato né truffato"

"Il piccolo Niccolò ha ragione: gli abbiamo rubato il suo sogno. Mi scuso con lui e con tutto il mondo dell’Ancona. Mi scuso anche a nome di chi non ha capito cosa ha buttato via". Ancora: "Sto cercando di capire come rimborsare le quote, io non ho mai rubato nulla e nemmeno truffato le persone".

Roberta Nocelli è provata: "Sto passando l’inferno come tutti". E risponde al bimbo di 11 anni che nei giorni scorsi le aveva indirizzato un testo, presto virale, in cui – tra le altre – lamentava la mancata partecipazione al camp estivo biancorosso, che Nicolò si era pagato con i suoi risparmi. Dopo il socio di minoranza Mauro Canil sabato sera, ieri il turno dell’amministratore delegato. Una lettera lunghissima: quella completa sul sito web del Carlino. Un primo mea culpa: "Avrei dovuto dimettermi dopo la partita con la Lucchese", a salvezza ottenuta sul campo. "Ma non ero soddisfatta degli altri aspetti: rapporti interni, ruoli ma non perché pensavo di non rispettare la scadenza federale". E chiama in causa il socio di maggioranza Tony Tiong: "Il presidente è stato con noi solo in quella giornata (28 aprile, ndr) per poi ripartire l’indomani. Ho concordato con lui il mio viaggio ad Hong Kong". Tra l’8 e il 10 maggio. Si scopre oggi, però, che lì avrebbe presentato le dimissioni a Tiong e il consigliere Antonio Postacchini: respinte. Allora al lavoro per gestire la situazione: somme per le scadenze, fornitori da pagare, gestione sportiva ed organizzativa. Le priorità: la fideiussione ("consegnata in anticipo in Lega Pro"), propedeutica all’iscrizione in serie C ("nell’attesa degli ultimi fondi per i pagamenti dovuti"), e le scadenze tributarie e salariali per il 4 giugno.

La ricostruzione: "Venerdì primo giugno sono arrivati altri fondi e il presidente aveva rassicurato per altri fondi in arrivo lunedì 3 giugno. Lunedì i fondi che dovevano arrivare da parte del presidente non risultavano pervenuti sul conto". Nuovi solleciti: "Martedì 4, mattino alle 3, il presidente ribadiva a me e all’altro consigliere Postacchini circa la possibilità di un investitore e che i fondi sarebbero arrivati dall’Italia altrimenti non ci sarebbe stato il tempo utile per il trasferimento, chiedendomi l’orario di chiusura delle banche". Telefono rovente, spuntano interlocutori di fiducia del malese. Poi, in pausa pranzo, Nocelli racconta di essersi precipitata a Matelica "per lasciare in banca le distinte dei bonifici da fare in modo istantaneo". Perché dopo le 13, "i bonifici disposti dal portale avrebbero preso valuta 5 giugno". Ma, "i fondi non sono mai arrivati". Situazione precipitata: "Alle 22 venivo contattata da una persona, che a sua volta mi permetteva di interagire con un imprenditore disposto ad investire nell’Us Ancona, ricevevo la contabile del bonifico che è anche depositata in Covisoc e speravo con tutta me stessa di poter fare un miracolo".

Mercoledì 5, la fine: "L’operazione non era riuscita". La posizione: "Temevo che con le mie dimissioni", spiega, "avrei messo in difficoltà una persona che ha già investito in questa società circa 7 milioni di euro". Ma, aggiunge, "se mi fossi comportata così, a quel punto sarebbe servita una cifra improponibile per qualsiasi persona, compreso l’altro socio che già aveva dato la sua disponibilità".

La sentenza: "Non è stata tradita solo la mia fiducia, è stata tradita una città". Come a Canil, le sarebbe stato riferito che "il ritardo nell’arrivo dei fondi era dovuto ad una passeggera difficoltà nel trasferimento dall’estero delle somme necessarie". Da Tiong solo garanzie, anche sul ritorno in Italia per la cittadella sportiva e la pianificazione della stagione futura. "Rientro in quella fascia di persone che si sente abbandonata, piuttosto, da chi doveva finanziare la società", chiude. Tiong, Canil ma, aggiunge, anche il sindaco Daniele Silvetti le avrebbero "chiesto di restare al suo posto" per "agevolare qualsiasi operazione affinché questa società si salvi". Chiude sulle persone "che stanno distruggendo" la sua "immagine": "Comprendo la loro rabbia, perché ne ho tanta anche io, ma nel mio ruolo più di quello che ho fatto non avrei potuto".