
L’ospedale di Senigallia ancora una volta nel mirino degli utenti
Si è sentito male una settimana dopo essere stato sottoposto ad un intervento un 70enne senigalliese che, martedì ha atteso 45 minuti l’arrivo di un’ambulanza e poi, dopo aver atteso otto ore al Pronto Soccorso gli è stato detto che il suo problema si poteva risolvere solo all’ospedale di Jesi.
Erano le 9 del mattino di martedì quando Domenico Moroni, si è accorto che il suo catetere, che gli era stato messo dopo l’intervento, si era probabilmente otturato e così, trovandosi solo in casa ha chiesto l’intervento dei sanitari: "Ho chiamato il 112 e mi hanno girato ai sanitari a cui ho spiegato cosa mi era accaduto – afferma Moroni – loro mi hanno detto che avrebbero inviato un’ambulanza e io pensavo che sarebbe arrivata un’auto medica e che il problema si poteva risolvere sul posto, invece mi hanno portato al pronto soccorso dov’è iniziata un’attesa infinita". Mi hanno fatto accomodare in sala d’attesa, ma dopo un po’ di tempo, e, vista la problematica, ha chiesto di essere spostato: "Avevo subito un intervento una settimana prima e attendere in una sedia, con il timore di bagnarmi e bagnare la sedia in quanto il catetre era otturato, ho chiesto se cortesemente potevo essere spostato e mi hanno fatto accomodare in una barella, nel corridoio". Lì è iniziata una lunga attesa prima di essere chiamato in sala ed essere sottoposto ad una visita: "Ho spiegato loro cosa fosse accaduto – prosegue – un’infermiera ha tentato di togliermi il catetere e di sostituirlo, due tentativi che purtroppo non sono andati a buon fine. Mi hanno invitato a recarmi, sempre dopo otto ore di attesa in quelle condizioni, a recarmi all’ospedale di Jesi. Ho chiamato mia figlia e, il tempo della strada, mi sono recato a Villa Igea dove il problema è stato risolto in pochissimi minuti".
Nessuna accusa al personale medico ed infermieristico: "Sono stati tutti molto gentili e hanno fatto il possibile in quella che, è in parte una situazione fuori controllo: troppi pazienti, poco personale e reparti che sono stati soppressi in una città di 55 mila abitanti – conclude Moroni – credo che il dito vada puntato verso chi provvede all’organizzazione, perché problemi come il mio, possono essere risolti in loco, senza far si che il paziente affolli il Pronto Soccorso e come me, lì, ad attendere per ore c’erano tante altre persone". Ore in fila prima di un ricovero in Obi anche per una 92enne senigalliese, che ha atteso un letto in reparto, nonostante si trovasse in serie condizioni di salute.