REDAZIONE ANCONA

"Porto in scena i mali del contemporaneo"

Filippo Dini è regista e protagonista di "I Parenti Terribili" che sarà proposto nel teatro delle Muse da giovedì a domenica

Filippo Dini in scena

Filippo Dini in scena

"I Parenti Terribili" di Jean Cocteau stanno per arrivare al Teatro delle Muse di Ancona. Un titolo ‘attuale’, visto che durante le feste certe riunioni familiari ‘forzate’ portano con sé effetti indesiderati, per così dire. Il capolavoro di Jean Cocteau, che andrà in scena da giovedì (ore 20.45) a domenica, rivive nell’allestimento firmato da Filippo Dini, che è regista e interprete con Milvia Marigliano, Mariangela Granelli, Giulia Briata e Cosimo Grilli.

Dini, quella di Cocteau è la descrizione di un ‘gruppo di famiglia in un inferno’, tanto per citare una nota espressione?

"Diciamo di sì, anche se non vorrei che la cosa sembri troppo apocalittica. Il testo è l’ ‘esasperazione’ di qualcosa di molto comune. Cocteau è sempre stato un artista ‘astratto’, vicino al surrealismo, in qualsiasi forma si sia espresso: pittura, cinema, teatro... ‘I Parenti Terribili’ invece è un esempio di teatro borghese, di cui l’autore decide di seguire le regole: dalla coerenza di spazio e tempo ai rapporti psicologici tra i personaggi".

Nel mirino c’è la famiglia ‘tradizionale’?

"Sì, l’autore vuole far arrivare al grande pubblico la sua critica alla famiglia borghese dell’epoca. Io però ho tolto questo riferimento temporale, volendo portare in scena ‘la’ famiglia in quanto tale. Ma il testo sembra più attuale oggi che allora".

Ad esempio?

"L’amore patologico della madre nei confronti del figlio. Io ho due figlie di dieci e sedici anni. Ora ci sono le chat di classe in cui si ‘ritrovano’ i genitori degli studenti. Una cosa infernale, sicuramente opera del demonio. Di recente una madre si lamentava perché a suo dire la maestra aveva un comportamento violento verso i maschi, mentre trattava meglio le femmine. E’ nata una disputa. Bene, molte madri sembravano parenti della Yvonne di Cocteau. Alcune hanno pensato di scrivere al preside. Ma non sarà che, semplicemente, i maschi sono più scalmanati? E’ evidente che questo tipo di rapporto tra madre e figlio maschio è già l’inizio di una patologia".

Fatto che ovviamente non resta senza conseguenze...

"Non faccio lo psicologo, ma c’è qualcosa di disfunzionale in questo tipo di legame. Yvonne ama ‘follemente’, nel vero senso del termine, il figlio, tanto da negargli la possibilità che si innamori. Così lo isola dal mondo. Mi chiedo se un ragazzo che un giorno verrà mollato dalla fidanzata avrà gli strumenti per accettare la cosa".

Viene da pensare a certi femminicidi, compiuti anche da ragazzi molto giovani.

"Io mi limito a mettere in scena i mali del contemporaneo. Ma sinceramente non se ne può più. Qui non parliamo di serial killer, ma di ‘bravi ragazzi’. Voglio credere che sia così. Ma sono ragazzi incapaci di accettare il fallimento".

Lei affronta ‘I Parenti Terribili’ dopo aver fatto ‘Casa di bambola’ e ‘Agosto a Osage County’. Sono le tappe di un unico percorso?

"In realtà è solo una presa di coscienza. Mi sono reso conto che certi argomenti mi stanno particolarmente a cuore. La famiglia negli ultimi decenni è cambiata. Non è più la colonna portante della società, non è più chiara e definita, con le sue leggi morali, come un tempo. E’ persino difficile definirla ‘tradizionale’. E’ in atto una continua trasformazione. E questo genere confusione e incomprensioni".

Raimondo Montesi