REDAZIONE ANCONA

Pugno in campo: condannato un calciatore

Tre anni di carcere e 10mila euro come risarcimento per un senigalliese che aveva colpito un avversario durante una partita amatoriale

Tre anni di reclusione e 10mila euro (iniziali) come risarcimento danni per il pugno sferrato, a gioco fermo, durante una partita di calcio. E’ la pesante condanna emessa ieri mattina dal Tribunale di Ancona nei confronti di un giocatore senigalliese che alcuni mesi fa si era reso protagonisti del grave fatto accaduto durante una partita di calcio del torneo Uisp. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico dottoressa Francesca Grassi che ha riconosciuto come colpevole il calciatore senigalliese che ha sferrato un pugno al volto di un giocatore avversario, quando la palla era lontana e il gioco già interrotto, provocando una triplice frattura della mandibola ed un lieve indebolimento permanente dell’organo della masticazione. I fatti sono accaduti a Ponte Rio nell’ambito del torneo di calcio della Uisp. Protagonisti due giocatori: uno del San Silvestro Senigallia (quello che ha poi sferrato il pugno) e l’altro (il calciatore ferito) del Maroso Mondolfo. Accusa e parte civile (per la vittima si è costituito l’avvocato Roberto Paradisi) hanno ricostruito l’evento spiegando che l’imputato aveva raggiunto alle spalle a gioco fermo il calciatore del Mondolfo e lo aveva colpito al volto improvvisamente e con particolare violenza. Nel corso del processo sono stati ascoltati diversi protagonisti della partita tra cui arbitro e giocatori di entrambe le squadre. Il calciatore ventisettenne del Mondolfo, dopo i fatti, ha dovuto subire un delicato intervento chirurgico maxillo facciale con una prognosi di oltre 40 giorni. La tesi della parte civile e dell’accusa, condivisa dal Giudice del Tribunale, è che l’azione abbia esorbitato dalla normale finalità del gioco travalicando i limiti della lealtà sportiva. "In generale non sono ammessi in nessuno sport, fatta eccezione per gli sport da combattimento e per le arti marziali in genere (dove comunque vi sono regole rigide di contenimento), azioni che possano pregiudicare l’altrui integrità fisica - ha commentato l’avvocato Roberto Paradisi -. Certamente poi, se l’atto lesivo esula addirittura dall’azione di gioco, si entra nel terreno del dolo". L’episodio accaduto durante un torneo amatoriale aveva suscitato sgomento e indignazione, proprio per la violenza portata su un campo di gioco e per le conseguenze fisiche che ne erano derivate per il calciatore raggiunto dal violento pugno in faccia.

Giulia Mancinelli