"Queen at the Opera", alle Muse un kolossal tra rock e sinfonico

"Domani al Teatro delle Muse di Ancona, 'Queen at the Opera', spettacolo rock-sinfonico basato sulle musiche dei Queen, con un cast di trenta professionisti e arrangiamenti originali. Direttore Piero Gallo: 'Una rivisitazione rispettosa dei pezzi, con voci eccellenti'."

"Queen at the Opera", alle Muse un kolossal tra rock e sinfonico

"Queen at the Opera", alle Muse un kolossal tra rock e sinfonico

Uno straordinario show rock-sinfonico basato sulle musiche dei Queen. E’ quello che domani (ore 21, biglietti su www.ticketone.it e www.queenattheopera.com) andrà in scena al Teatro delle Muse di Ancona. ‘Queen at the Opera’ è un vero kolossal, con un cast di trenta professionisti, nato da un’idea del produttore Simone Scorcelletti, affiancato dalla moglie Flavia. Musiche e voci (Federica Morra, Francesco Montori, Alessandro Marchi, Luana Fraccalvieri, Giada Sabellico) sono sapientemente fuse dal direttore Piero Gallo, che ha firmato anche gli arrangiamenti.

Gallo, precisiamolo: le vostre non sono semplici ‘cover’.

"No. C’è una band rock che interpreta le canzoni, affiancata da un’orchestra che esegue un accompagnamento ‘in stile’. E’ una rivisitazione dei pezzi dei Queen, scelti da Simone Scorcelletti, grande appassionato di rock, e dei Queen in particolare".

Come ha lavorato agli arrangiamenti?

"Ho ascoltato molte volte gli originali, che poi ho rifatto a orecchio. Io ho studi classici alle spalle, ma mi sono sempre guardato attorno, interessandomi ad altri tipi di musica. Riguardo ai brani dei Queen, ho rispettato l’orchestrazione originale, laddove era presente, senza riproporla pedissequamente. Le altre canzoni le ho arrangiate secondo il mio gusto, ma sempre rispettando il loro modo di vivere la musica".

I fan possono stare tranquilli?

"Sì, non c’è nessun stravolgimento. Il pubblico ascolterà splendide voci, che non vogliono certo copiare quella di un genio come Freddie Mercury. Volendo fare un paragone con la classica, se io eseguo un pezzo di Stravinsky non ne faccio una ‘cover’, ma lo reinterpreto. Oggi il rock è la musica classica di una volta. I compositori del ‘700 e dell’ ‘800 erano contenti se il popolo apprezzava quello che facevano".

Nell’era del progressive i riferimenti alla classica abbondavano. Basti pensare a Emerson Lake & Palmer.

"C’è modo e modo di farlo. Il Concerto per gruppo e orchestra dei Deep Purple era un po’ posticcio. Invece brani come ‘Fanfare for the common man’ di Copland gli Emerson Lake & Palmer li hanno rifatti benissimo. Il Piano Concerto No.1 di Emerson invece è meno riuscito".

Lei, con la sua esperienza, che giudizio dà dei cantanti di ‘Queen at the Opera’?

"Il livello delle voci è eccellente. Mi complimento con loro, perché pur essendo giovani hanno una grande preparazione, oltre che senso dello spettacolo".

Raimondo Montesi